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Campli è uno dei paesi rimasti più colpiti dal Terremoto in Abruzzo: oltre agli enormi danni provocati dalle scosse del terremoto, a peggiorare drasticamente la situazione è stato il maltempo, le intense nevicate, le frane e le rigide temperature. Oggi a Campli non esiste più alcuna chiesa: i cittadini di questo piccolo Comune non solo non hanno più un tetto sotto cui ripararsi, non hanno neppure più un luogo sacro in cui recarsi a pregare.
Dallo scorso 24 agosto 2016, giorno della prima scossa di terremoto, oggi le zone colpite dell’Italia centrale vivono ancora in uno stato di totale emergenza, oltreché di paura. Campli è uno dei Comuni più devastati che ancora oggi è senza chiese (anche ad Amatrice le chiese sono rimaste gravemente danneggiate): ‘Abbiamo subito tanti danni e tutte le chiese sono inagibili’, ha denunciato il parroco, don Adamo Varanesi, al Sir. Ha cercato di spiegare quanto dopo il terremoto, oggi sia difficile la vita della comunità camplese: ‘Il paese ha subito anche un grande calo demografico’, ha aggiunto il sacerdote che ha inoltre evidenziato la grande migrazione degli sfollati verso la costa, per evitare i rischi connessi ad eventuali nuovi crolli, anche in seguito a nuove scosse di terremoto, purtroppo imprevedibili: ‘L’uomo, ancora una volta, ha dimostrato di non fare il suo dovere su molti aspetti, soprattutto su quello della prevenzione’. Don Varanesi ha chiesto apertamente l’aiuto e l’attenzione da parte delle Istituzioni verso una zona, quella del Centro Italia, devastata da un terremoto che continua a far tremare la terra.
Del resto, sul terremoto, le ultime notizie dei giornali raccontano che due nuove scosse un po’ più intense si sono verificate nel corso della scorsa notte. La questione terremoto in Italia non sembra voler affatto passare in secondo piano.
Il parroco ha poi concluso così la sua dichiarazione: ‘Tutte le parole in questo momento sono inutili. Personalmente cerco di stare il più possibile vicino alla mia comunità. Anche durante le scosse di terremoto ho cercato di garantire la mia presenza. Non perché possa fare qualche cosa ma per aiutare a portare il grave peso di questa situazione che stiamo vivendo’.
Per colpa di questo maledetto terremoto, ora Campli è un paese in ginocchio, che però non ha scelto di lasciarsi andare, al contrario, ha deciso di organizzare una raccolta di fondi, per la quale il parroco stesso ha cercato di coinvolgere tutti i migranti del paese e i vescovi d’Italia, ‘che hanno risposto anche con una piccola solidarietà’. Il ricavato di questa raccolta, in attesa che la cattedrale di Santa Maria in platea possa tornare agibile, verranno impiegati per mettere in sicurezza e ristrutturare, si spera entro l’estate, la chiesa di San Paolo, situata a due passi dalla Scala Santa.