Un numero che si alza di giorno in giorno, di ora in ora. È quello delle vittime del terremoto in Siria e Turchia, avvenuto il 6 febbraio scorso. Un numero che ha superato le 40mila vittime, ma che non accenna a fermarsi.
Anche se la speranza è l’ultima a morire. Dopo 198 ore dal sisma, altre due persone sono state estratte vive dalle macerie.
La luce della speranza, la voglia di lottare per sopravvivere, a dispetto di una terra che ha tremato in modo troppo violento da non permettere nemmeno di pensare, riflettere e scappare. Questo è quello che sta succedendo in queste ultime ore in Turchia e Siria, dove il sisma dello scorso 6 febbraio continua a mietere vittime, ma anche persone che sono ancora vive.
Sì, perché dopo 198 ore dal sisma, più di 7 giorni, dove le speranza di trovare qualcuno ancora vivo sono attaccate al lumicino, i soccorritori hanno estratto dalle macerie due persone ancora vive, a Kahramanmaras.
Se da un lato si grida al miracolo per chi è ancora vivo lì sotto, dall’altro lato, però, sale sempre di più il numero delle vittime. Un numero che sfiora le 41mila vittime, anche se non esiste una vera e propria stima ufficiale. Tanto che i media turchi, invece, parlano di circa 70mila vittime.
Vittime senza differenza di numero fra donne, uomini e bambini. Ma c’è anche il tempo dei soccorritori che sembra affievolirsi sempre di più. La speranza di trovare vive altre persone, come dicevamo, è appesa ad un filo. Ora ci che resta è soltanto spalare le macerie e iniziare a fare una definitiva conta dei danni.
Nonostante tutto, però, la macchina dei soccorsi è sempre attiva, specie per coloro che sono sfollati e non hanno più nulla. Aiuti umanitari stanno arrivando da ogni parte del mondo, anche e soprattutto dalla vicina Europa. Il capo degli aiuti dell’Onu, Griffiths, da Aleppo, nel nord della Siria, spiega il perché della fine del tempo per i soccorritori: “La fase di recupero dopo il terremoto sta volgendo al termine”.
Dall’altro lato, però, iniziano anche le aperture da parte dei locali Governi, in particolare di quello siriano. Il presidente Bashar Al Assad ha annunciato la sua volontà di aprire due valichi, quello di Bab Al Salam e Al Ràee, per aiutare e consentire un maggiore e più tempestivo aiuto per i soccorsi e per il materiale umanitario.
È necessaria, mai come in questo momento, la fornitura di cibo, farmaci, coperte e tutto il necessario a coloro che hanno perso tutto: “L’apertura di questi valichi, oltre a facilitare l’accesso umanitario, accelerare l’approvazione dei visti e facilitare i viaggi, consentirà l’ingresso di più aiuti, più velocemente” – ha spiegato, in un’intervista, il segretario generale dell’Onu, Guterres.
Si tratta di una vera e propria corsa contro il tempo. C’è chi pensa che le speranze siano nettamente finite di trovare qualcuno ancora in vita sotto le macerie, ma a quanto pare non è così. Due persone, come abbiamo accennato all’inizio, sono state salvate nella provincia turca di Kahramanmaras dopo essere rimaste per 198 ore sotto le macerie.
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