La terra ha tremato per tutta la notte dopo il terremoto del 30 ottobre che ha sconvolto il Centro Italia. Sono almeno 30mila gli sfollati, alla ricerca di un po’ di pace dopo mesi di scosse, ma il rischio è che si salga a 100mila; 25mila solo nelle Marche, la regione più colpita, con tutte le province coinvolte e oltre 100 comuni toccati dai terremoti degli ultimi mesi. Il servizio nazionale della protezione civile ha assistito 15mila persone nelle ultime ore: il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio ha raccomandato alle persone di usare gli hotel messi a disposizione sulla costa per non passare la notte in macchina al freddo, ma in tanti vogliono rimanere vicino alle proprie abitazioni e hanno protestato, chiedendo delle tende. In mattinata le autorità hanno accolto le loro richieste e si stanno montando delle tensostrutture a Norcia dove sono 3mila gli sfollati; in molti, sfiancati dalle scosse, hanno accettato il piano di evacuazione e hanno lasciato i paesi.
L’INCUBO CONTINUA: LA SCOSSA DEL 30 OTTOBRE
Umbria e Marche, con parte del Lazio, pagano il dazio più forte al terremoto che, dal 24 agosto, non dà pace a queste terre. Dopo le scosse del 30 ottobre, oltre cinquecento persone sono accolte in strutture alberghiere nell’area del Trasimeno e oltre quattromila negli alberghi sulla costa adriatica. A queste si aggiungono circa tremila persone nella Regione Umbria e altre settemila nella regione Marche ospitate in strutture di prima accoglienza allestite a livello comunale. I dati sono in continua evoluzione: rimangono, inoltre, tra gli assistiti a seguito del sisma del 24 agosto, oltre 1100 cittadini ospitati in alberghi e strutture ricettive.
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SCOSSE DURANTE LA NOTTE: Lo sciame sismico è continuato per tutta la notte. La più forte, di magnitudo 4.2, si è verificata alle ore 4.27 con epicentro a Norcia, in provincia di Perugia, e una profondità di 11 chilometri: oltre cento quelle registrate dagli strumenti, moltissime avvertite chiaramente dalla popolazione. Altre scosse sono state registrate anche durante la mattina; una di magnitudo 4.2 è stata registrata, alle 8.05, dalla Rete sismica dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, in provincia di Perugia. L’evento è stato localizzato a una profondità di 10 chilometri.
La crepa che si è aperta per le strade di Norcia
COME AIUTARE LE POPOLAZIONI DEL SISMA: Come già dopo il terremoto del 24 agosto, la Protezione civile ha attivato il numero solidale 45500 per raccogliere fondi da destinare alle regioni colpite dal sisma. Il modo migliore per aiutare le popolazioni è rivolgersi alle autorità che stanno coordinando i soccorsi: per ogni informazione rivolgersi alla sede della Protezione civile più vicina così come alla Croce Rossa.
LA SITUAZIONE NELLE MARCHE: Sono oltre 28mila gli sfollati nelle Marche, regione colpita dal terremoto dal 24 agosto. Oltre cento i comuni in cui si sono registrati crolli, alcuni in maniera così pesante da rischiare di scomparire per sempre. Uno di questi è Pieve Torina, in provincia di Macerata, borgo di 1.450 anime dove la violenza del terremoto non ha risparmiato nulla e che rischia di essere raso completamente al suolo a ogni nuova scossa: qui il 90 per cento degli edifici rischia di essere dichiarato inagibile e di essere abbattuto.
Il sindaco Alessandro Gentilucci parla senza mezzi termini di dramma: la metà degli abitanti ha lasciato il paese, altri invece non mollano, specie gli allevatori e gli agricoltori che non possono lasciare il bestiame e le terre ma che non potranno passare la notte in macchina, con temperature che già ora si avvicinano allo zero. I tempi per le casette di legno sono lunghi, sette mesi minimo, ma non è l’unico problema. La paura del primo cittadino è di perdere per sempre la gente, di vedere la cittadina trasformata in un paese fantasma e, alla Stampa, ha lanciato la sua proposta di provare a riaprire la scuola perché altrimenti “questa comunità muore”, mentre la più importante fabbrica del paese, dove lavorano trentacinque persone del posto, vorrebbe riaprire ma non sanno dove sono gli operai.
I DANNI AL PATRIMONIO ARTISTICO: Il terremoto del 30 ottobre ha dato il colpo di grazia a un patrimonio artistico unico al mondo. A essere colpito è il cuore dell’Italia e non solo dal punto di vista geografico. Queste terre conservano l’anima medievale del nostro paese e dell’intero Occidente. Chiese, edifici sacri, monasteri, pale d’altare, affreschi, monili, libri e pergamene: qui tutto parla di quei secoli che non furono solo “bui” ma diedero vita alla più profonda cultura italiana ed europea. I danni dell’ultima scossa sono enormi. Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del ministero dei Beni Culturali che da mesi sta guidando la task force nei territori colpiti, parla di almeno un miliardo di danni in più, cifra che potrebbe salire a due miliardi.
La volontà di ricostruire c’è ma ci sono problemi di sicurezza a cui è difficile fa fronte. Il caso della chiesa di San Benedetto a Norcia è emblematico. “Avevamo ricominciato le verifiche e gli interventi dopo la scossa e i crolli di mercoledì 26. Eravamo entrati venerdì nella basilica di San Benedetto. Volevamo portare via le pale dell’altare ma ci siamo resi conto che avremmo rischiato troppo perché saremmo dovuti rimanere a lungo all’interno della basilica. Ci eravamo messi d’accordo per vederci lunedì mattina e effettuare un intervento di messa in sicurezza del tetto dall’esterno. Purtroppo la scossa ha fatto crollare tutto, ma sarebbe stato impossibile fare più in fretta”, ha raccontato.
L’intento però è chiaro. “Ricostruiremo tutto, come abbiamo fatto ad Assisi. Si recuperano i pezzi di mosaici, le tele, si riedificano le volte e gli affreschi sono ricollocati al loro posto. Lo faremo nella cattedrale di San Benedetto a Norcia, come alla chiesa di San Salvatore a Campi”, assicura. L’unica incognita riguarda le dimensioni dei crolli. Ad Assisi, simbolo più noto della ricostruzione del terremoto del 1997, si è fatto un vero capolavoro e si sono ricostruiti gli affreschi della volta pezzo per pezzo: la fortuna, se così si può dire, è che i frammenti erano almeno di qualche centimetro e si sono potuti rimontare sulla volta ricostruita. Se i crolli del 30 ottobre hanno lasciato solo polvere sarà impossibile rimettere in piedi quei capolavori.
Il terremoto non ha risparmiato neanche “l’ermo colle” che ispirò Giacomo Leopardi, figlio di queste terre. ”Ferito il cuore della città e dell’Italia, ha commentato il sindaco di Recanati Francesco Fiordomo. La fessura ha messo in evidenza come lo scivolamento a valle ha provocato danni forse irreversibili”, come dimostrerebbe anche la spaccatura sul monte Porche sopra Castelsantangelo sul Nera. Il testo autografo de l’Infinito, conservato al museo di Visso, è stato portato via dopo la scossa del 26 ottobre e portato a Bologna con altri 27 manoscritti del poeta: il trasferimento era già programmato in vista di una mostra ma le Marche sperano di farlo rientrare per organizzare il bicentenario del manoscritto più importante, in programma nel 2019 e, come ricordato dall’assessore regionale al Turismo e Cultura, Moreno Pieroni, evento fondamentale per il rilancio di quel territorio.
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