Sono sotto indagine due giovani incensurati, con l’accusa di tentato attacco terroristico. I due italiani, un uomo e una donna, sono di origine kosovare. Il giovane è già agli arresti domiciliari e sono partite le indagini per fare chiarezza sui fatti.
Progettavano da tempo un attentato in Italia i due giovani fermati dai carabinieri del Ros di Trento. Ora sono accusati di associazione con finalità di terrorismo.
I due italiani, di origini kosovare, saranno interrogati e partirà un’indagine accurata su di loro e sui loro familiari. Attualmente il ragazzo è già stato messo agli arresti domiciliari.
I due incensurati, perfettamente integrati nel tessuto sociale italiano, stavano da tempo progettando di mettere in atto un attentato con l’ausilio di ordigni esplosivi. Tutto questo in nome della Jihad.
Ciò che è emerso dalle indagini è che i due avevano avviato da tempo un percorso di radicalizzazione, attuato grazie alla propaganda jihadista presente su internet.
Secondo il piano che stavano cercando di mettere in atto, ma prontamente fermato dai carabinieri del Ros, i due indagati stavano creando degli ordigni esplosivi da utilizzare nell’attentato terroristico in Italia.
Tutte le loro azioni erano fatte in nome della jihad e secondo le ricostruzioni, i due, in seguito all’attentato, sarebbero dovuti fuggire in Africa per incontrare l’organizzazione terroristica che muove i fili.
Dalle perquisizioni infatti, sono emersi elementi che hanno confermato la volontà di creare e utilizzare ordigni esplosivi. Sono stati prontamente sequestrati prodotti chimici e materiale di tipo informatico, che serviva appunto per il loro scopo.
Attualmente il Raggruppamento Investigazioni Scientifiche sta svolgendo le dovute analisi del caso.
Le prime indagini sul caso risalgono al 15 giugno e sono state possibili grazie alla collaborazione tra i carabinieri del Ros, il Gis e il comando provinciale di Trento.
Secondo quanto emerge dalle indagini, i due, poi fermati, avevano da tempo intrapreso la via della radicalizzazione grazie all’ausilio del web, che condivide la propaganda jihadista.
È stato subito chiaro che i due soggetti facessero parte di un gruppo addestrato dallo stato islamico per compiere azioni in nome della jihad.
Il web è stato perciò il tramite per addestrare e fomentare i due italiani con origini kosovare a compiere atti violenti con finalità terroristiche nel nostro Paese.
Avevano infatti ricevuto tutte le indicazioni per costruire un ordigno esplosivo per poi utilizzarlo in un attentato ai danni dell’Italia, scappando in seguito in Africa per unirsi con il gruppo islamico.
Al momento il ragazzo è agli arresti domiciliari con l’obbligo di indossare la cavigliera elettronica per sicurezza.
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