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Il terrorista che, alla guida del camion, ha provocato l’attentato a Nizza, era depresso e instabile, aveva premeditato la strage e aveva fregato la polizia fingendo di dover consegnare dei gelati. L’assassino si chiamava Mohamed Lahouaiej Bouhlel, era un franco-tunisino di 31 anni il cui documento d’identità è stato trovato a bordo del tir. Mezzo risultato noleggiato due giorni prima della strage del 14 luglio. Un uomo con precedenti penali ma non nella lista dei potenziali terroristi. Forse perché il processo di radicalizzazione e di lavaggio del cervello si è verificato poco tempo prima dell’attentato, quando qualcuno l’ha fatto diventare un soldato dell’Isis. Le attenzioni degli inquirenti si stanno concentrando su un algerino. Attorno alla strage si sono aggiunti particolari inquietanti come i selfie tra la folla: il carnefice accanto alle vittime. E spuntano particolari anche sulla vita precedente alla radicalizzazione, tutt’altro ligia ai doveri di un “bravo” musulmano.
(Mohamed Lahouaiej Bouhlel)
Il ritratto di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, permesso dai documenti trovati nel tir, dalle impronte digitali e dalle successive indagini, è quello di un uomo instabile, violento, ma lontano dalla realtà dell’Isis. Almeno fino a poche settimane fa. Secondo le informazioni della polizia, l’uomo aveva precedenti penali per furto, rapina e violenza domestica, e un passato di tossicodipendenza. Era in libertà vigilata dal 27 gennaio dopo una rissa per un incidente stradale: si era addormentato alla guida e aveva tamponato quattro auto. Ma non era nella lista dei servizi segreti tra i potenziali terroristi. Quelli che, aveva ammonito l’Intelligence, stavano pensando di colpire con i camion.
“Era depresso e instabile”
Lavorava come autista addetto alle consegne, era sposato e aveva tre figli. Ma stava divorziando e aveva problemi di soldi. Questo, come riferisce BfmTv, lo ha reso “depresso e instabile”. Secondo i vicini era un tipo “solitario e silenzioso”, e non sembrava molto religioso. Tanto che “non aveva fatto per intero il Ramadan quest’anno”. Impensabile per un fanatico di Allah. Eppure parliamo di una situazione di instabilità mentale che lo accomuna a molti terroristi. Ricordiamo che, secondo un rapporto dell’Interpol, un jihadista su cinque ha problemi mentali.
“Consegno gelati”: e i poliziotti lo lasciano andare
Aveva noleggiato il camion a Saint-Laurent-du-Var, cittadina a cinque chilometri da Nizza, due giorni prima dell’attentato. Chiaramente premeditato: lo dimostra anche il fatto che aveva preso la licenza per il camion solo poche settimane prima. Aveva deciso di colpire durante i festeggiamenti per l’anniversario della Presa della Bastiglia. Un mezzo senza targa e pesante 25 tonnellate. Dopo aver fatto dei sopralluoghi, lo ha lasciato parcheggiato per diverse ore vicino al luogo dell’attacco, vicino la Promenade des Anglais, nonostante dalle 15 del 14 luglio fosse chiuso al traffico. Come è riuscito a rimanere lì? Semplice: per fare un attentato basta fingere di dover consegnare i gelati. Questa è stata la risposta data agli agenti che alle 14 gli hanno chiesto chi fosse e cosa ci facesse lì con un tir. Misterioso il motivo per cui il mezzo sia riuscito comunque a restare indisturbato e fermo fino a sera, quando il folle è salito a bordo in direzione lungomare, è piombato sulla folla a zig zag per ammazzare più persone possibili, investendole e sparando dal finestrino con una pistola calibro 7.65.
A fermarlo una donna poliziotto
Fino al blitz della polizia, reso possibile grazie al coraggio di una donna poliziotto. Secondo il presidente del Dipartimento delle Alpi Marittime Eric Ciotti “una persona è saltata sul camion per tentare di fermarlo. È a quel momento che la polizia è stata in grado di neutralizzare questo terrorista. Non dimenticherò mai il viso di questa poliziotta che ha intercettato il killer”. Insomma, la Francia ha già la sua eroina.
Dopo l’omicidio dell’attentatore, gli agenti sono saliti sul camion. Hanno trovato delle armi “fittizie” e una granata “non operativa”. E dei documenti: carta d’identità, patente, carta di credito e telefono cellulare. Gli agenti hanno aspettato diverse ore prima di fornire l’identità del killer. I media francesi hanno dato il nome a metà mattinata: Mohamed Lahouaiej Bouhlel. Residente a Nizza, è nato a Susa, in Tunisia. Luogo in cui il 26 giugno 2015 l’Isis fece strage, uccidendo 39 persone. Gli agenti hanno quindi perquisito il suo appartamento e hanno diffuso la sua identità. Mentre emergono nuovi retroscena.
(Mohamed Lahouaiej Bouhlel)
La moglie: “Era violento ma non un soldato dell’Isis”
I rapporti con la moglie si erano deteriorati da tempo, tanto che stavano divorziando. La donna, rilasciata dopo essere stata interrogata, ha rivelato che tra le vittime potevano esserci lei e i tre figli. Solo all’ultimo momento, infatti, ha deciso di non andare a festeggiare sul lungomare. Ha raccontato che da quindici giorni non incontrava l’ex marito, il quale la picchiava e la minacciava. Che non si incontravano a casa di lui ma in giardino. Che aveva turbe psichiche, era manesco e depresso, ma non era un soldato dell’Isis. A meno che il processo di radicalizzazione non sia stato breve e intenso. Ed è questa la pista che stanno seguendo gli inquirenti.
Era il prescelto dell’Isis per compiere la strage?
L’ipotesi è proprio che nell’ultimo periodo qualcuno dell’Isis lo abbia avvicinato, plagiato e convinto a compiere la strage. Bouhlel, secondo quanto detto dai vicini, era musulmano ma non praticante. Tanto che non aveva finito il Ramadan. Eppure aveva tutte le carte in regola per essere il prescelto: depresso, arrabbiato, mentalmente instabile e al verde. Il suo sacrificio aveva un prezzo: 100 mila euro. Una grossa somma che il killer di Nizza ha inviato nei giorni precedenti all’attacco alla famiglia di origine in Tunisia. “Una fortuna, un sacco di soldi in contanti”, ha confermato il fratello. Somma troppo grossa per il lavoro che faceva. Somma troppo allettante per chi era al verde. Probabile che qualche mente dello Stato islamico lo abbia avvicinato e convinto a immolarsi per Allah e per sistemare a vita la famiglia con tutti quei soldi.
“Beveva, mangiava maiale e aveva una relazione con un 73enne”
Sadok Bouhlel, lo zio del terrorista, ha confermato la pista dell’indottrinamento a un’agenzia tunisina, parlando di un algerino dell’Isis che in sole due settimane avrebbe plagiato il nipote. Gli inquirenti si limitano a confermare “un interesse certo e recente per il movimento jihadista radicale”. Del resto il killer non viveva affatto come un musulmano praticante, anzi. Sempre secondo il racconto dello zio, il ragazzo beveva alcolici, mangiava maiale e aveva una vita sessuale sfrenata. Compresa la relazione con un anziano di 73 anni.
I complici e l’sms delle armi
Bouhlel non ha preparato l’attentato da solo. Aveva dei complici, alcuni dei quali sono stati già arrestati. Sono loro che gli hanno procurato le armi e a cui il killer ha scritto prima della strage per chiederne altre: “Almeno altre cinque armi”. Il complice (o i complici) gliele ha portate, ma poi si sono rivelate false: fucili d’assalto, kalashnikov, M16, e una granata che non poteva esplodere. Forse per non sprecare le armi, visto che dopo la strage il franco-tunisino non sarebbe servito più.
I selfie prima della strage
Altri particolari inquietanti sono i selfie che Bouhlel si è scattato tra la folla nel giorno dei festeggiamenti della Bastiglia. Il terrorista, nella foto che ha inviato al fratello in Tunisia (lo stesso che aveva ricevuto i soldi), appare sorridente accanto a quelle che, più tardi, sarebbero diventate le sue vittime.