Ci sono delitti destinati a rimanere impressi nella storia della cronaca giudiziaria. Come l’omicidio di Francesco D’Alessio, commesso per mano di Terry Broome.
Una pagina sanguinaria degli anni ’80 che ricostruiamo proprio perché raccontata all’interno del programma di Giancarlo De Cataldo, Cronache criminali, in onda questa sera su Rai1 con la produzione di Verve Media Company e Rai approfondimento. Autrici e registe del caso Terry Broome, sono il duo composto da Flavia Triggiani e Marina Loi, che hanno trattato – sempre per Cronache Criminali – la storia della Uno Bianca e il parricidio commesso da Pietro Maso. Puntate, queste ultime, calendarizzate per le prossime settimane.
Ma chi erano Terry Broome e Francesco D’Alessio?
La storia ha inizio negli anni Ottanta e il suo scenario è quello della “Milano da bere”, per utilizzare l’espressione mutuata dalla pubblicità di un famoso liquore. Un’esternazione sicuramente in grado di riassumere il benessere e la vita patinata milanese proprio di quel decennio.
Precisamente, era il 26 giugno del 1984. L’alba era in procinto di sorgere su Milano quando esplosero tre colpi di pistola. Non ci vorrà molto perché si sparga la notizia che a morire era stato Francesco D’Alessio, figlio dell’avvocato Carlo D’Alessio e proprietario della Cieffedi, una delle più importanti scuderie del Paese.
La vittima era un quarantenne viveur, che amava la movida milanese e le belle donne. La sua assassina, invece, si chiamava Terry Broome ed aveva 26 anni. Di origini americane, era una modella con il passato turbolento ed era arrivata nella capitale della moda per cercare notorietà e soldi.
Chi erano vittima e carnefice?
Terry Broome aveva i capelli ramati e gli occhi verdi. La sera del 25 giugno 1984, quella antecedente all’omicidio, si trovava presso la nota discoteca di piazza Diaz, il Nepentha. In quell’occasione, la modella americana era in compagnia del promesso sposo Giorgio Rotti, gioielliere milanese, e di sua sorella Donna che era arrivata con il fidanzato. In verità, quella serata aveva iniziato a destare non poche preoccupazioni a Terry. Difatti, nel locale temeva di incontrare proprio Francesco D’Alessio, il rampollo di origine romane che da tempo la tormentava.
I due si erano conosciuti durante una festa tenuta dal ricco finanziere Claudio Cabassi. Proprio in occasione del party, Terry aveva consumato un rapporto sessuale con quest’ultimo. E lo aveva fatto dopo aver declinato un invito sessuale dallo stesso d’Alessio. Che, per vendicarsi, proprio durante la serata al Nepentha, decise di raccontare a Giorgio Rotti, promesso sposo della donna, che Terry era solita consumare rapporti sessuali con più uomini contemporaneamente. In particolar modo, D’Alessio aveva fatto uno specifico riferimento a un’orgia che quest’ultima aveva consumato con sei uomini nella proprietà di Cabassi. Innescando così inevitabilmente l’ira di Rotti. Che decise di rompere all’istante il fidanzamento e chiese la restituzione dell’anello con cui aveva siglato il patto d’amore. Tornati nella loro abitazione, dopo una serata di accesi litigi, Giorgio se ne era andato a letto lasciando Terry nella sua sconfinata solitudine.
L’arma del delitto
In quello stato d’animo, Terry mise sul tavolo la cocaina e, sniffandola, iniziò anche a bere. Aveva bisogno di distrarsi e per questo decise di ricorrere a dei giochi erotici che utilizzava quando percepiva la necessità di far naufragare i ricordi del suo passato raccapricciante. Difatti, Terry aveva avuto un padre violento ed alcolizzato reduce dalla guerra del Vietnam, era rimasta vittima a sedici anni di uno stupro di gruppo ed aveva tentato due volte il suicidio. In verità, di lì a poco quel tentativo di eliminare il passato si sarebbe rivelato il primo passo verso la consumazione dell’omicidio. Perché proprio tra i meandri dello scaffale, Terry aveva scovato una pistola. Per l’esattezza, una Smith and Wesson Calibro 38 special di proprietà del fidanzato Giorgio. Giorgio che, facendo di professione il gioielliere, custodiva già carica.
Sulla scena del crimine
Erano le quattro del mattino. Terry aveva deciso che quella notte non sarebbe stata come tutte le altre perché aveva una missione da portare a termine. Per farlo, assunse innanzitutto un’altra identità: quella di Diane. Così, non fece altro che chiamare il numero corrispondente ad un appartamento al pianterreno di uno dei palazzi storici più mastodontici di corso Magenta. Terry voleva avere la certezza di trovare in quell’appartamento, che era di proprietà di Carlo Cabassi, Francesco D’Alessio. Avutane conferma, dopo essersi palesata telefonicamente come Diane, Terry bussò alla porta della casa di Corso Magenta. Ma D’Alessio non era solo. Al contrario, era in compagnia della fotomodella Laurie Marie Roiko. Quindi, dopo aver fatto irruzione, si volle appartare immediatamente con l’uomo. Nel frattempo, si erano fatte le 6.30 del mattino e a tenere compagnia ai due c’era nuovamente la cocaina e il whisky.
L’omicidio del rampollo
Secondo quanto poi racconterà Terry, in quei frangenti il ricco rampollo le iniziò a fare delle proposte sessuali volgari e fuori luogo. Affermazioni che la fecero impazzire. “Se non ti basto io nell’altra stanza c’è Laurie Marie. E se non ti bastiamo ancora chiamo dei miei amici”. Broome era ormai esasperata. Il suo piano matrimoniale era andato in pezzi proprio per le voci che il play boy aveva messo in circolo sul suo conto. Terry sapeva che D’Alessio le stava distruggendo la reputazione e la vita privata.
Fu proprio in quegli istanti che la modella impugnò la pistola per sparare due colpi a vuoto e spaventare l’uomo. Francesco cercò a quel punto di prendere in mano la situazione afferrando la donna per un braccio. Ma quest’ultima riuscì a divincolarsi e fece partire tre colpi: uno trafisse D’Alessio al petto, l’altro lo colpì alla tempia. Per l’uomo non ci sarebbe stato più nulla da fare. Terry, in quei concitati momenti, non perse la lucidità. Dopo aver tranquillizzato un’impaurita Laurie, ed aiutata dal fidanzato Giorgio, si imbarcò su di un volo per Zurigo. La sua fuga, però, sarebbe durata solamente 24 ore. Difatti, venne arrestata proprio la cittadina Svizzera grazie alla collaborazione Di Giorgio Rotti.
La semi infermità e le caratteristiche personologiche dell’ex modella
Le tre perizie disposte durante il processo valutarono Terry come semi inferma di mente in conseguenza della cocaina assunta la notte dell’omicidio. L’ex modella, reo confessa, verrà inizialmente condannata a quindici anni per omicidio, pur con il riconoscimento delle attenuanti generiche. La pena verrà poi ridotta in appello a dodici anni e mezzo.
La personalità di Terry Broome
Tutta la vita di Terry si è mossa sul filo di lana. Una ragazza fragile, incapace di gestire e di autogestirsi. Non in grado di diventare artefice del proprio destino proprio per i limiti che lei stessa si era imposta per tutta la sua vita.
La vita in carcere e la libertà
La detenzione di Terry è stata tutt’altro che semplice. Prima a San Vittore poi nel carcere di Pavia, dove aveva persino tentato due volte il suicidio. Nel 1989, Terry aveva ottenuto la semilibertà per poi essere scarcerata nel 1992. Quando, a bordo dell’auto della sorella, sarebbe sfrecciata per sempre nel Sud Carolina. Oggi l’ex fotomodella vive una vita lontana da quei riflettori della Milano da bere che l’avevano trasformata in assassina.