Da tanti anni ormai le automobili contengono veri e propri computer ai quali sono affidati alcuni dei compiti più importanti legati al funzionamento stesso del veicolo: gestione del motore, frenata, distribuzione della coppia motrice, tenuta di strada, sicurezza attiva. Ogni computer funziona attraverso un software, cioè uno o più programmi che dicono alla macchina (le varie centraline) quello che deve fare e come farlo. Questi software sono sicuri? Sono al riparo da attacchi da parte di malintenzionati? C’è chi sostiene di no.
Come un ricercatore americano sulla sicurezza, di nome Craig Smith. Egli ha fondato l’associazione chiamata Open Garages. Secondo lui e il suo gruppo, i software che gestiscono l’automobile dovrebbero essere aperti perché, sostengono, in questo modo diventerebbero più sicuri, poiché potrebbero essere analizzati e migliorati da un numero molto vasto di persone. I software delle auto hanno un codice chiuso, di proprietà dei costruttori.
A tal fine Smith ha progettato un malware, un software che contiene codice pericoloso, che attacca i computer delle officine e si trasmette nel software delle auto quando queste vi si collegano per la manutenzione. E’ un attacco dimostrativo, il cui scopo è dimostrare che esistono falle nel sistema.
C’è tuttavia un po’ di politica in questo approccio. Secondo Open Garages, i software diventerebbero sicuri per il solo fatto di essere aperti. Inoltre attualmente chi compra un’auto non sarebbe completamente proprietario di ciò che ha acquistato, perché il software è solo concesso in licenza d’uso.
Esattamente come una canzone, un film, un libro o un programma per Pc o un’app per smartphone. Ma qui nessuno si straccia le vesti. Però c’è un altro aspetto ancora peggiore. Secondo una recente decisione dell’autorità statunitense in materia di copyright (cioè il direttore della Biblioteca del Congresso, che viene nominato dal presidente degli Stati Uniti e confermato dal Senato), i software delle auto potrebbero costituire un’eccezione alla legge sulla protezione del copyright, quindi la loro protezione legale diventerebbe meno rigida.
Dunque Hollywood e l’industria discografica sono intoccabili, invece l’industria dell’auto no. Strano senso della democrazia.