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Le operazioni di soccorso di 12 bambini e del loro allenatore di calcio, intrappolati dal 23 giugno nella grotta di Tham Luang, nel nord della Thailandia, si sono concluse con il salvataggio di tutti i dispersi. Sono tutti stati estratti vivi e portati in salvo dai soccorritori, i Navy Seals thailandesi, dopo 18 giorni vissuti nella caverna allagata. “Li abbiamo trovati e recuperati tutti e 13 vivi. Ora continueremo a prenderci cura di loro”, ha annunciato Narongsak Osatanakorn, il governatore della provincia di Chiang Rai, a capo del salvataggio, mettendo la parola fine delle operazioni di recupero. Ora quello che si teme maggiormente, oltre al rischio infezioni per i tanti giorni passati nella grotta, è che i bambini possano essere stati traumatizzati dall’esperienza.
Diversi esperti hanno infatti spiegato che il rischio è di per la salute dei ragazzi è concreto.
Andrea Danese che dirige lo Stress and Development Lab al King’s College di Londra, ha sostenuto che i ragazzini potrebbero manifestare problemi psicologici, come attacchi di panico, depressione, disturbo da stress post-traumatico e altri problemi comportamentali. “Vivranno probabilmente in uno stato di paura continua; potranno diventare facilmente irritabili e avere continui cambiamenti di umore, o al contrario, potrebbero sviluppare un atteggiamento distaccato o insensibile”, sostiene il dottor Danese.
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/mondo/2018/07/09/chi-sono-i-12-ragazzi-rimasti-incastrati-nella-grotta-in-thailandia/217240/” testo=”Ecco chi sono i 12 ragazzi della grotta in Thailandia”]
Il 23 giugno scorso i dodici bambini, di età comprese fra 11 e 16 anni, accompagnati dal loro allenatore di 25 anni, erano entrati nella grotta che si trova vicino alla frontiera con Birmania e Laos, per fare una gita dopo l’allenamento, ma da quella sera sono rimasti intrappolati all’interno perché l’arrivo di piogge monsoniche ha bloccato l’ingresso principale, impedendogli l’uscita.
Va precisato che quella non era la prima volta che la squadra Mu Pa Academy (Accademia dei Cinghiali) visitava la grotta di Tham Luang, ma sui social network molti hanno criticato il giovane coach per aver permesso agli allievi di visitare le grotte quando era previsto l’arrivo del monsone, quindi delle piogge torrenziali che si abbattono sulla zona.
Alle operazioni di ricerca hanno partecipato soccorritori da tutto il mondo, tra gli altri, cinesi, americani e australiani. I soccorritori non si sono mai arrestati e hanno continuando a cercare indizi che potessero dare una conferma positiva sulla salute dei componenti della squadra giovanile di calcio. L’apprensione è stata tanta, anche perché i ragazzi erano senza cibo e sicuramente hanno dovuto affrontare momenti difficili all’interno delle grotta, fredda e umida, che in alcuni tratti è stata sommersa dalle acque piovane per almeno cinque metri.
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Quando sono stati ritrovati gli zaini dei ragazzi e le loro biciclette, poggiate poco distante dall’entrata della grotta, le speranze di trovarli vivi sono aumentate: “Sono tutti giovani e col fisico di atleti”, ha detto il governatore che sta coordinando i soccorsi – “contiamo sulla loro tempra per trovarli vivi il prima possibile”.
Per aiutare gli uomini – anche dei reparti militari – impegnati nei soccorsi, sono stati impiegati elicotteri e due droni con rilevatori del calore corporeo, per le ricerche dall’alto, ma anche veicoli sottomarini telecomandati azionati a distanza.
In passato la grotta di Tham Luang è stata teatro di una situazione simile, e fortunatamente anche in questo caso le persone intrappolate all’interno sono state portate in salvo dai soccorritori. “L’Accademia dei Cinghiali sta giocando la sua partita più difficile, facciamo il tifo per loro” ha scritto un sedicenne sui social poco prima dell’uscita dell’ultimo disperso, che come gli altri è stato portato in ospedale per le cure del caso.
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