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Ripulire gli oceani dalla plastica, uno dei problemi più ingenti per quanto riguarda l’inquinamento marino, non è un traguardo impossibile: dopo tre anni di sperimentazione infatti, dal 2016 diventerà operativo il progetto The Ocean Cleanup, ideato nel 2013 dal 19enne olandese Boyan Slat, che ha escogitato un’originale soluzione per eliminare le microplastiche dagli oceani. L’Olanda si conferma terra di fertile innovazione nel campo della sostenibilità ecologica, come dimostra anche il recente progetto di realizzare strade con plastica riciclata: e per Boyan e la sua magnifica invenzione è arrivata poche settimane fa anche l’assegnazione dell’Index Award, un premio del valore di 100mila euro che valorizza il design come strumento al servizio delle sfide della contemporaneità, per migliorare la qualità della nostra vita.
Se spesso concentriamo la nostra attenzione su progetti sperimentali che devono trovare finanziamenti prima di essere testati per comprovarne il valore teorico, con The Ocean Cleanup parliamo invece di qualcosa che è già pronto a divenire realtà, visto che dal 2016 sarà adottato dal Giappone, primo Paese a scommettere sull’invenzione di Boyan Slat. Secondo lo studio di fattibilità realizzato lo scorso anno, il dispositivo ideato dall’ingegnere olandese, oggi CEO della compagnia The Cleanup Ocean, è in grado di raccogliere 7.250.000 tonnellate di rifiuti in 5 anni: tutto merito del suo semplice ma efficace meccanismo, che prevede una piattaforma a cui sono collegate due lunghe panne, in grado di trattenere rifiuti galleggianti anche di piccolissime dimensioni.
Il dispositivo è profondo circa 3 metri, e le panne svolgono una funzione simile a quella di un imbuto, intercettando tutte le microplastiche che incontrano sul proprio cammino: una volta fatta arrivare alla piattaforma di raccolta, la plastica catturata viene filtrata, separata dal plancton e conservata per il riciclo. Dalla seconda metà del 2016 e per almeno i prossimi due anni, The Ocean Cleanup sarà in azione per ripulire il mare al largo dell’isola di Tsushima, situata a metà strada tra Giappone e Corea del Sud, una scelta non casuale visto che da quelle latitudini il problema dell’inquinamento in mare è particolarmente sentito, tanto che si sta pensando di sfruttare la plastica riciclata come fonte di energia alternativa. Un problema enorme, e che sembrava impossibile risolvere, quello della pulizia degli oceani: ma l’intraprendenza e l’ostinazione di un talento scientifico hanno permesso ad un sogno che pareva irrealizzabile di divenire realtà.
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