Combattere lo spreco alimentare è diventata una delle sane ossessioni del nostro tempo, come dimostrano il moltiplicarsi di iniziative per contrastare il fenomeno: The Real Junk Food Project è solo l’ultima di esse, ma la sua fortuna è stata tale da diffondersi nel giro di tre anni in tutto il mondo. Merito dell’intelligenza e dell’intraprendenza di Adam Smith, che nel 2014 si è messo in testa di cambiare le cose su questo fronte partendo dalla sua città natale, Leeds, dove ha fondato il magazzino e il primo dei 125 Real Junk Food Cafè in cui viene riciclato cibo destinato a finire in spazzatura, quelle eccedenze di supermercati e catene alimentari che rappresentano una delle più grandi distorsioni della nostra era, mentre metà della popolazione mondiale muore letteralmente di fame.
Adam è un cuoco che ha avuto un’infanzia travagliata, come ha dichiarato lui stesso nelle interviste, e si è messo al servizio della comunità grazie al suo The Real Junk Food Project, che funziona basandosi sul sistema pay-as-you-feel: cosa vuol dire? Significa che chi entra in uno qualsiasi di questi Cafè paga solo ciò che ritiene sia giusto, ed è aperto a tutti, non soltanto ai poveri: chi non ha i soldi può mettere al servizio del locale le proprie competenze e lavorare come volontario al servizio del progetto. Soltanto il magazzino di Leeds, spiega Smith, intercetta tra le 2 e le 10 tonnellate di cibo al giorno, e si trova di tutto, dal pane agli ortaggi, passando per dolci e scatolame di ogni tipo. Cibo ancora buono ma destinato a marcire o ad essere gettato nella pattumiera: soltanto in Gran Bretagna vengono buttati 15 milioni di tonnellate di cibo all’anno, ma i numeri del fenomeno sono impressionanti anche in Italia e in tutto il mondo occidentale.
Soltanto a Leeds sono nati 30 di questi Cafè, diffusi anche in Israele, Australia, e prossimamente anche negli Usa, dove è prevista l’apertura di 16 locali su tutto il territorio. Spesso i supermercati e le varie catene alimentari buttano via cibo ancora buono solo perché non ha più un aspetto sufficientemente gradevole agli occhi dei consumatori, ma non la pensano ovviamente così Adam e i suoi soci, che hanno messo in piedi questo progetto, ma forse sarebbe più esatto definirlo una realtà, sfidando anche i pregiudizi e la diffidenza di una parte dell’opinione pubblica. Perché molti ritenevano che la lodevole iniziativa dovesse essere riservata solo ai poveri, ed invece Smith ha messo al centro della questione lo spreco alimentare e non l’appartenenza socio-economica dei consumatori, che sono tutti ben accetti: ‘Ho detto fin dall’inizio che volevo nutrire il mondo e non ho ancora iniziato. Abbiamo sfamato quasi mezzo milione di persone in 30 mesi, ma c’è molto di più che possiamo fare‘, ha dichiarato l’ideatore in un’intervista al Guardian, e la sua ferrea volontà sembra contagiare sempre più persone. Combattere lo spreco alimentare e rendere più sostenibile tutta la filiera produttiva è l’obiettivo che si stanno prefiggendo nel mondo tanto i governi quanto le associazioni o come in questo caso le iniziative di singoli: solo eliminando gli eccessi e il superfluo, aggiornando abitudini e stili di vita, potremo ripristinare un equilibrio gravemente compromesso che sta mettendo in ginocchio il futuro del pianeta.
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