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NanoPress intervista Dolcenera, coach a The Voice 4 insieme a Raffaella Carrà, Emis Killa e Max Pezzali. Le Blind Auditions sono agli sgoccioli e, in attesa del primo Knockout, abbiamo incontrato Dolcenera per tracciare un primo bilancio su questa edizione, che segna il suo ritorno in televisione dopo una pausa durata ben dieci anni, eccezion fatta per il Festival di Sanremo, a cui ha partecipato nel 2016 per la quinta volta con la canzone Ora o mai più.
Dolcenera è il giudice di spicco della quarta edizione di The Voice of Italy: classe 1977, Manu – come chiede di essere chiamata durante la nostra chiacchierata – ha carica e energia da vendere. Sin dalla prima puntata, i telespettatori hanno potuto apprezzare le reazioni, talvolta forti, della cantante salentina; reazioni talmente veraci e appassionate che hanno catturato la simpatia del pubblico, sfociando nella creazione di meme, gif e video sia sugli account ufficiali del programma sia altrove. Merito del montaggio, ma anche e soprattutto di una personalità forte, che stenta a restare dentro i binari e, anzi,”sta fuori dai ranghi e sopra le righe”, come lei stessa ammette, perché ”vedere una che si comporta in televisione come si comporterebbe a casa sua, tanti pseudo bacchettoni l’hanno vista in maniera negativa o anche stupefatta. Poi, invece, ho visto tanta gente che, nel corso della messa in onda delle puntate, cambiava idea fino a dire: lei è così, ci si può abituare al fatto che quel tipo di sincerità può stare anche in televisione”.
Prima di proseguire, facciamo un passo indietro. In occasione della partenza del programma, abbiamo assistito alla messa in onda della prima puntata di The Voice 2016 insieme ai coach e non abbiamo potuto fare a meno di notare che Dolcenera commentava e partecipava attivamente a ogni esibizione, anche quelle dei concorrenti per i quali non si è girata. Quando NanoPress le chiede lumi su questo suo coinvolgimento totale, risponde: ”Per me è tutto una sorpresa, non so come sarà montato, come appaio, come sembrano i ragazzi, ma la mia partecipazione è totale perché, quando faccio una cosa, o la faccio partecipandovi veramente, senza formalismi, oppure non riesco a farla, sono così. Sono stata sempre me stessa, con i miei entusiasmi, con l’entusiasmo che mi dà la musica, anche facendo le linguacce”.
Le Blind Auditions di The Voice 4 stanno per giungere a termine e, a breve, lasceranno spazio ai Knockout. Come sta andando? E’ lecito dire che Dolcenera è il giudice di spicco di questa edizione?
Volente o nolente.
In che senso?
Potevo scegliere due modi di comunicare: o un modo normale – legato alla posizione da coach con diversi anni di esperienza alle spalle per quanto riguarda le parti musicali di arrangiamento, produzione e scrittura – oppure potevo tirare fuori la parte di me che si diverte con la musica. In inglese musica si dice play, è un gioco.
La musica è un gioco, ma sembra che The Voice Le stia molto a cuore.
Per forza, si tratta di anime. Ho un atteggiamento di protezione nei confronti dei ragazzi, soprattutto quelli che curo io. Voglio raccontare loro tutti i segreti di questo mestiere.
Cosa cerca nei concorrenti?
Quando sento e percepisco la personalità nella voce, un’anima, un’emozione, lì mi esalto, mi gaso.
Sin dalla prima puntata, il web si è scatenato: dal tormentone ‘patata’ ai meme, passando per le gif. Come ha reagito?
Sono nate tante cose, anche simpatiche. Il mio manifestare anche in maniera fisica deriva dall’entusiasmo che mi dà la musica. Le facce che faccio, ad esempio, e di cui non mi rendo nemmeno conto: adesso che mi rivedo in tv mi rendo conto di quando i miei amici mi dicono: ”Manu, ti si legge tutto in faccia”.
Le ha fatto piacere l’imitazione Lucia Ocone? Ha dipinto una Dolcenera un po’ logorroica.
Sì, mi ha fatto piacere. Le imitazioni sono sempre una cosa figa. I miei amici dicono che, quando una cosa mi affascina, divento logorroica ed è vero, è uscito fuori anche questo, è uscito fuori tutto, anche la parte delle emozioni e quella dello sfanculare certi schemi. Gli schemi televisivi sono una cosa che non mi è mai piaciuta, ecco perché ho smesso per dieci anni, senza parlare di Sanremo, dove ti impediscono anche di dire ‘bu’. Alla fine questo tipo di sincerità penso sia arrivata. Le battute, la patata, la papera, sono cose super vere, anzi, quando ho chiamato patata Raffaella (Carrà, ndr) tante mie amiche mi hanno detto “ma non lo dicevi solo a me!”, mi hanno manifestato questa gelosia ed è scoppiata la patata-mania. In realtà, è un modo di dire del Salento, è una parola d’affetto, come quando la mamma lo dice alla figlia. Patata lo dico a chi mi comunica tenerezza.
Mancava dalla tv da dieci anni. Ne sentiva la mancanza?
Non mi mancava, fino a che non ho scoperto che esiste un modo per abbattere il formalismo della tv, i ruoli e le finzioni. In questo programma l’ho potuto fare.
Ha partecipato al Festival di Sanremo 2016 con la canzone Ora o mai più, che ha definito il mio bambino. Durante una conferenza stampa ha esternato la delusione perché sembrava che il brano non fosse stato capito. Adesso come va?
A Sanremo sembravo fuori gara perché era un pezzo talmente particolare, talmente differente da tutto il resto e da tanti anni di storia musicale italiana, dove un pezzo così non c’è mai stato, che sembravo fuori gara e, a un certo punto, l’ho presa anche io così.
Dolcenera troverà la Voce?
Sì. Non so se vincerò perché poi si inseriranno il televoto, le storie, etc., ma ho delle voci uniche. Bisogna vedere, poi, se in questi ragazzi c’è anche quella stella, che è indefinibile. Non basta soltanto la voce, ma serve anche la faccia, serve la tua capacità di sentire: la capacità di sentire la musica non è uguale per tutti.
Il mercato discografico italiano è in crisi?
Il mercato discografico italiano è più in crisi del mercato globale perché si rivolge a un pubblico più stretto, dovuto alla lingua, ma è soprattutto in un momento di crisi che emergono le personalità più a fuoco.
Emergono i migliori?
Possono emergere quelli che hanno una personalità più definita, nonostante il mercato debba concentrarsi, invece, su quella fascia di pubblico che è ancora più recettiva, cioè la fascia dei teenager. Il mercato italiano sta diventando sempre più un mercato per teenager. In un momento di crisi, se il mercato non diventa più vario, si perdono un po’ tutte le altre sfumature della musica; però, nonostante questo, c’è ancora spazio per le personalità forti di emergere.
Se Le dovessero chiedere di fare The Voice of Italy 5, accetterebbe?
Non lo so, facciamo finire questa edizione.
Firmerà l’inedito dei concorrenti del Suo team che arriveranno alle fasi finali?
Certo che mi piacerebbe firmare l’inedito, ma non si sa ancora nulla. Darò ai ragazzi tutto l’aiuto di cui avranno bisogno.