«Io ti ucciderò. Non oggi, non domani…» una frase che sancisce un cambiamento, che chiude un ciclo, anzi una stagione. Proprio perché è così che inizio la settima stagione di The Walking Dead, con Rick che con le lacrime agli occhi guarda Negan e fissandoli ribadisce il concetto: un giorni io ti ucciderò. Negan, all’epoca, ci scherzava su ma vista com’è andata l’ultima puntata, ossia con lui e Lucille che scappano con la coda fra le gambe e con una certezza in più: Rick può portare la guerra nella vita dei Salvatori.
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Ci ho messo un po' a scrivere questa recensione. Mi sono preso del tempo, giusto una settimana. Ho voluto riguardare la puntata, perché una volta non mi bastava, volevo capire meglio. Qualcosa, ad una prima visione, sfugge sempre. E invece avevo visto tutto molto bene già alla prima visualizzazione. Diciamoci la verità: questa stagione era iniziata molto bene e poi a metà strada si è persa per poi cercare di riprendersi sul finale, come sempre. E con questo tira e molla e le lungaggini esasperate della saga ci ha un po' stufato, almeno a me ha stufato.
La puntata in sé e per sé posso ritenerla una buona puntata con dei picchi, come la morte di uno dei personaggi più importanti in questa settima stagione, come Sasha, e con dei momenti down come ad esempio l'arrivo (fighissimo) dell'esercito del Regno. Molto bello, per carità, ma come solito sul filo del rasoio e per di più vorrei andare a controllare le puntate passate per capire quanto tempo ci si mette dal Regno ad Alexandria e capire come abbiano fatto ad arrivare in tempo per fermare Negan. Ma non voglio lasciare agli sceneggiatori di TWD la possibilità di danneggiarmi ulteriormente il fegato.
Il tradimento è una risorsa riproposta molte volte nella saga e soprattutto in questa stagione: ultimo quello di Eugene ma anche quello di Jadis – a proposito, ho sperato che non accadesse ma queste qui non mi avevano mai convinto troppo – e la sua compagnia che si è ritirato dopo l'arrivo del Regno e della simpatica tigrotta, realizzata bene, meglio di molti live action e inserita in un'ambientazione non semplice. Il fallimento di Negan è evidente, per una volta deve ritirarsi, tornare dai suoi e cucire il cucibile, fare la conta dei morti e dei feriti ma i salvatori sono solo numeri mentre il gruppo di Rick vive di sentimenti.
La guerra sta arrivando e Negan prepara i suoi uomini ad affrontare Rick e i suoi: qualcosa sta cambiando dice Negan ma non si aspetta che la metamorfosi del carnefice e delle vittime girerà a suo svantaggio. È vero: i Salvatori sono di più, più forti e hanno più armi e munizioni di quante Rick ne abbia mai viste ma fino ad oggi abbiamo visto cosa abbia l’ex poliziotto rispetto agli altri, e lo avrà anche nell’ottava stagione.
Ma parliamo un po’ di cosa non mi è piaciuto in questa stagione: certo, i gusti sono gusti ma la lentezza di The Walking Dead è sempre stata un must. Come dire è così che questi lavorano. La regia è sempre uguale a se stessa, le ambientazioni simili fino alla puntata in cui Tara trova l’avamposto di sole donne che poi vorrà coinvolgere nella guerra contro Negan e una serie continua di similitudine, una dietro l’altra. Carol che impazzisce, Moran che non è più Morgan, Ezekiel che ci mette una vita a decidere una cosa banale. Ah, Sasha che nella sua testa rivede Abraham, già viste e riviste, anche no. Non ci sta, non mi piace. Eccetera.
Poi ci son anche le cose positive. Poche ma ci sono. Mi ricordo Carl da Negan, una grande puntata. Ma anche la figura di Eugene è stata trattata con coerenza. Un personaggio squallido e utile allo stesso tempo che farebbe di tutto per salvare le sue chiappe e lasciare a marcire quelle degli altri, anche se questi fossero parte della sua famiglia. Negan è un personaggio pazzesco e sono curioso di come verrà trattato nell’ottava stagione sapendo come Kirkman lo usa nel fumetto. Tornando al pronto intervento di Ezekiel e Shiva, e il suo gruppo, e a Maggie e la gente di Hilltop (l’arrivo di questa seconda compagine è molto più credibile della prima) è stato molto bello rivedere tutti insieme. E pensate se Jadis non avesse tradito e che il gruppo tutto al femminile dei boschi avesse accettato in toto l’offerta di Rick. Negan sarebbe finito. Ma va detto che c’ha stile anche quando perde, grande.
Insomma, a questa stagione dò la sufficienza piena ma con tanti se e tanti ma. Dubbi che però mi danno qualche interesse e speranza per l’ottava stagione della saga che, si spera davvero, sia basata tutta sulla Guerra totale tra Negan e Rick. Anche perché una promessa è una promessa: «Io ti ucciderò. Non oggi, non domani…»