A sei mesi dal voto popolare, Theresa May annuncia la strategia ufficiale del Regno Unito sulla Brexit con un discorso molto atteso. La premier britannica conferma di aver scelto la strada dell'”hard Brexit“, l’uscita netta dall’Unione Europea, secondo quanto deciso dal popolo inglese con il referendum dello scorso 23 giugno: fuori dal mercato unico europeo, fuori dall’Europa, fuori da ogni regola e vincolo europeo. “Non vogliamo nessuna parziale appartenenza alla UE, nessuna associazione, niente che ci lasci metà dentro e metà fuori. Lasciamo il mercato unico europeo“, ha chiarito nel suo atteso discorso alla Lancaster House di Londra. Nessun passo a metà dunque per il primo ministro che, pur sostenendo il Remain in campagna elettorale, salita a Downing Street si è fatta portavoce delle richieste degli elettori: per mantenere il controllo sull’immigrazione e la gestione degli ingressi in UK, il governo May è pronto a dare l’addio al mercato UE e a non far più parte del progetto dell’Europa Unita.
I mesi di attesa e le frasi a metà degli ultimi periodi avevano dipinto una May più morbida nei confronti dell’uscita dall’UE, tanto che la stampa britannica aveva preso a chiamarla Theresa “May-be”, cioè “forse”. Tutti i discorsi sono cambiati dopo l’annuncio ufficiale della politica inglese sulla Brexit: niente più legami con l’Europa, di nessun tipo.
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Il riferimento è ai diversi modelli di appartenenza all’Unione che la premier richiama nel suo discorso: il Regno Unito non farà un accordo come la Norvegia (che è fuori politicamente dall’Unione Europea ma dentro il mercato), come la Svizzera (un accordo per l’appartenenza al mercato unico) o come la Turchia (fuori dal mercato ma dentro l’unione tariffaria doganale.
Tutto però potrebbe cambiare: la premier ha infatti annunciato che il governo si propone di arrivare all’accordo finale per la Brexit nella primavera 2019, sottoponendo il testo al voto del Parlamento inglese. In linea di principio dunque, i parlamentari potrebbero votare contro e annullare l’accordo, anche se sembra la strada meno percorribile. “Il Parlamento ha votato per indire il referendum, ha votato per iniziare il negoziato sulla Brexit, sono certa che voterà anche per realizzare la volontà popolare di uscire dalla UE”, ha chiarito la May.
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“Non vogliamo più essere membri del mercato unico europeo ma cercheremo un accordo ambizioso di libero scambio con la UE”, ha dichiarato, di fatto aprendo la strada a una sorta di Turchia bis in stile inglese. Detto così, sembra che il Regno Unito voglia tenere comunque un mezzo piede dentro l’Europa, ma è la stessa May a spiegare il passaggio. “Abbandoniamo il mercato unico europeo. Non vogliamo più contribuire al bilancio europeo”, così come “essere vincolati dalle leggi europee, cosa che implicherebbe di fatto non lasciare la Ue. Entrambe le parti nel corso del referendum hanno dichiarato che lasciare l’Unione avrebbe significato uscire anche dal mercato unico“.
Il punto centrale del piano per la Brexit è il controllo totale dell’immigrazione e la possibilità di scegliere chi far entrare nei propri confini: anche solo rimanere nel mercato unico avrebbe dato dei limiti alle scelte inglesi e il governo May non ha voluto rischiare. Niente più quote di migranti, niente più libera circolazione dei cittadini europei, anche se la premier ha comunque lasciato aperto uno spiraglio. “I cittadini europei saranno ancora benvenuti nel Regno Unito. Continueremo ad attrarre le menti più brillanti per lavorare o studiare”, ha aggiunto, sottolineando come “l’apertura al talento internazionale deve rimanere uno degli asset più caratteristici del paese”. Ciò non toglie, ha proseguito, che “il processo deve essere gestito correttamente in modo che l’immigrazione serva all’interesse nazionale”, con tanto di “controllo del numero di persone che arrivano in Gran Bretagna dai paesi dell’UE“.
Il nuovo orizzonte della Gran Bretagna non sarà più l’Europa ma il Commonwealth e il mondo intero. Senza più legami con l’UE, la May punta a rispolverare il senso “imperiale” degli inglesi, aprendo nuove rotte commerciali e nuovi accordi con i paesi extra UE per creare una “Global Britain“, una Gran Bretagna globale, che abbia ottimi rapporti con i paesi dell’UE ma “che cerca amici, rapporti e alleati oltre i confini dell’Europa, nel mondo”. Il cambiamento votato dai cittadini britannici è chiaro, insiste la May. “In questo momento stiamo abbandonando l’Europa e pianifichiamo un vertice biennale del Commonwealth. Costruiremo una Gran Bretagna veramente mondiale“.
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Se la Gran Bretagna ha votato per uscire dall’UE la colpa è soprattutto della stessa Europa che ha mancato di “flessibilità”, non concedendo al paese di poter decidere sul tema chiave dell’immigrazione. “Non vogliamo che l’Unione Europea si smembri ma da parte dell’UE è mancata la flessibilità nei confronti di Londra e i britannici se ne sono accorti”. È per questo che l’uscita della Gran Bretagna potrebbe essere “una lezione anche per l’UE se vuole avere successo”. Il popolo inglese, continua la May” ha votato con gli occhi aperti”, consapevole di quello che stava facendo: avere un atteggiamento di “chiusura” da parte dell’istituzioni europee potrebbe essere controproducente per la stessa UE
“Vogliamo una Gran Bretagna più forte, giusta, unita e rivolta all’esterno“, ha detto ancora la May. “La tutela dell’Unione è al cuore di ogni azione della Gran Bretagna perché soltanto uniti possiamo cogliere le opportunità che ci attendono e si può condurre una efficace lotta al crimine e al terrorismo: tutti i Paesi europei hanno interessi e valori in comune e la nostra risposta non può essere quella di cooperare meno”.
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