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Tutti hanno sentito parlare del tifo almeno una volta nella vita, ma pochi sanno concretamente che tipo di patologia sia. Quali sono i sintomi e le cause del tifo? Innanzitutto il tifo è una grave patologia infettiva, un tempo molto diffusa, per via delle scarse condizioni igieniche in cui vivevano le parti più disagiate della popolazione. L’infezione da tifo, detta anche febbre tifoide o tifoidea, viene trasmessa tramite ingestione di acque o cibi contaminati dal batterio Salmonella typhi, oppure per contatto oro-fecale. L’individuo colpito dalla malattia risulta contagioso per il resto della popolazione: può infatti diffondere l’infezione ad altri tramite le sue urine e feci. La trasmissione può avvenire fino a 12 mesi dopo il contagio, poiché nel 2/5% dei casi il tifo si cronicizza. Dopo questo breve affresco sul tifo, vediamo nel dettaglio quali sono i sintomi, le cause, le eventuali cure e vaccinazioni.
Le cause del tifo
Quali sono le cause del tifo? Come accennato in apertura, si tratta di una patologia infettiva, contagiosa, di origine batterica, a carattere sistemico, ovvero che coinvolge l’intero organismo. L’agente infettivo della febbre tifoide è il batterio Salmonella typhi, della famiglia Enterobacteriaceae. La sua morfologia è bastoncellare, diritta, asporigena. L’habitat naturale della Salmonella typhi è l’intestino degli animali domestici, selvatici e dell’uomo. Le infezioni da tifo si contraggono prevalentemente durante la stagione estiva e autunnale, come avviene per la maggior parte delle malattie infettive trasmissibili attraverso l’apparato digerente. Il soggetto sano raramente viene contagiato da un individuo malato di tifo, solitamente il contagio avviene in modo indiretto, ovvero per ingestione di acqua o alimenti infetti. Attualmente, l’infezione da tifo tramite acqua infetta è piuttosto rara, fatta eccezione per le campagne e le zone dove non c’è acqua potabile. Solitamente, nei centri urbani la causa più frequente di contagio da tifo è rappresentata dall’ingestione di alimenti contaminati, come le verdure e la frutta da consumare crude, lavate con acqua infetta o coltivate in terreni inquinati dai concimi (letame, liquami) utilizzati. Anche il latte può essere una fonte di contagio di tifo: solitamente rischia di infettarsi durante la fase di mungitura, o nel corso di travasi, tuttavia grazie alla bollitura diventa totalmente innocuo. Attenzione quindi a panne non pastorizzate, ghiaccio alimentare fabbricato con acque contaminate e frutti di mare (in particolare le ostriche) consumati crudi.
I sintomi del tifo
Quali sono i sintomi del tifo? L’infezione da tifo talvolta può essere del tutto asintomatica, altre volte invece, è caratterizzata sin dall’esordio da febbre elevata, cefalea violenta, malessere generale, anoressia, bradicardia relativa, esantema papuloso concentrato sul tronco, tosse secca e disturbi gastrointestinali quali costipazione o diarrea. Il malato può sviluppare inoltre confusione mentale, prostrazione e delirio. Nelle forme più gravi di tifo, i disturbi neurologici si associano alla diarrea coleriforme e alle emorragie. Si può giungere sino alla perforazione intestinale, all’infezione della cistifellea e dei canali biliari. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi l’infezione da tifo ha un andamento lieve, che può genera una condizione di portatore sano-cronico. Esistono diverse forme di tifo, vediamole nel dettaglio:
Tifo esantematico è provocato dalla Rickettsia prowazekii: viene trasmesso all’uomo dalla puntura o dagli escrementi del pidocchio. Si tratta di una forma di tifo molto grave, che in passato ha generato enormi epidemie mortali in aree in cui le condizioni igieniche erano estremamente precarie.
Tifo murino o endemico è generato dalla Rickettsia typhii (o Rickettsia mooseri): viene trasmessa dalle pulci del ratto ed è di minore gravità. Colpisce l’uomo soltanto in maniera accidentale.
Il tifo addominale è il tifo vero e proprio. Dopo una incubazione asintomatica di circa 10-15 giorni, la malattia inizia a manifestarsi con forte cefalea, senso di affaticamento intenso, insonnia, stitichezza, vertigini ed epistassi. La febbre aumenta gradualmente sino a raggiungere 39°/40°C, intorno al settimo giorno, il polso risulta essere più lento rispetto alla normale accelerazione dovuta allo stato febbrile; l’intestino è in subbuglio.
La cura del tifo
Esiste una cura per il tifo? La febbre tifoide va trattata tempestivamente con antibiotici. Se viene diagnosticata nelle fasi iniziali, è probabile che abbia un andamento lieve e quindi possa risolversi in 7-14 giorni, inoltre i primi miglioramenti dovrebbero essere visibili già dopo 48-72 ore dall’inizio della terapia. I casi più gravi di febbre tifoide invece necessitano di ricovero ospedaliero, per una somministrazione massiccia di antibiotici in via endovenosa. Fortunatamente sono diversi gli antibiotici attivi contro il tifo: il cloramfenicolo è stato il farmaco elettivo per molti anni, poi sostituito per via dei suoi gravi effetti collaterali. Attualmente si fa sovente ricorso alla combinazione di più antibiotici, poiché alcuni ceppi di Salmonella typhi hanno sviluppato resistenze. La ciprofloxacina è il farmaco più frequentemente utilizzato, mentre il ceftriaxone è l’alternativa per le pazienti in stato di gravidanza. Altri antibiotici efficaci contro l’infezione da tifo sono l’ampicillina ed il trimetoprim/sulfametossazolo. La scelta della terapia più idonea viene fatta partendo dall’identificazione dell’area geografica in cui è stata contratta l’infezione. Nei casi di complicanze più gravi, come emorragie interne o perforazioni dell’intestino, può rendersi necessario il ricorso alla chirurgia.
Il vaccino del tifo
Esiste un vaccino per il tifo? In commercio sono reperibili due tipi di vaccino per l’infezione da tifo:
– Efficace al 75% contro la febbre tifoide nel primo anno dopo la vaccinazione;
– Somministrato mediante iniezione parenterale;
– Una dose necessaria;
– Dev’essere inoculato almeno un mese prima del viaggio;
– Ha una durata di circa 2 anni, dopo i quali sarà necessaria una vaccinazione di richiamo.
– Efficace al 50-60% contro la febbre tifoide nel primo anno dopo la vaccinazione;
– Disponibile in forma orale (capsule);
– Necessarie 4 dosi;
– Vaccino vivo attenuato prodotto dal ceppo Ty21a di Salmonella typhi, controindicato in pazienti immunocompromessi o persone che stanno assumendo antibiotici, al momento della vaccinazione;
– Tempo di immunizzazione di una settimana;
– E’ efficace per circa 5 anni, al termine del quale è necessario un richiamo.
Entrambi i vaccini per il tifo non sono somministrabili ai bambini di età inferiore a due anni.
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