[didascalia fornitore=”ansa”]Il regista Tinto Brass nel 2016 durante la presentazione della mostra ‘Tinto Brass. Uno sguardo libero[/didascalia]
Un giudice gli ha assegnato un amministratore di sostegno ma lui non è d’accordo e promette battaglia, anche a 85 anni: Tinto Brass è in attrito con i figli Bonifacio e Beatrice, avuti dalla prima moglie Carla Cipriani, perché questi hanno chiesto e ottenuto che gli venisse affiancata una persona per amministrare il patrimonio di famiglia, dato che sarebbe stato ravvisato il pericolo di ‘dispersione dei beni’. L’anziano regista però da quest’orecchio non ci sente e ha fatto ricorso, forte dell’appoggio della sua seconda moglie Caterina Varzi che, per ironia della sorte, è proprio colei che il tribunale ha nominato ‘amministratore patrimoniale’ di Brass su suggerimento degli stessi figli.
‘Accade a volte che a un certo punto della vita siano i figli a portarti in tribunale’, ha raccontato al Corriere della Sera uno sconsolato Tinto Brass, ‘È successo anche a Sofocle quando aveva 90 anni e fu accusato di dilapidare il suo patrimonio. Ma io non voglio amministratori e non voglio controlli’. I figli di Tinto Brass sono preoccupati che il padre, colpito peraltro da un ictus nel 2010 dal quale si è ripreso a stento, non abbia più la lucidità necessaria per ‘maneggiare’ da solo il suo patrimonio, e hanno portato l’esempio di alcuni quadri di valore che sarebbero misteriosamente spariti e della gestione dell’archivio del regista, ritenuta troppo costosa.
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‘Quei quadri li ho venduti anni fa perché avevo bisogno di far cassa, non c’è nessun mistero’, ha precisato Brass, ben spalleggiato dall’attuale moglie Caterina Varzi che, nonostante sia stata nominata amministratore del marito, è completamente dalla sua parte in questa diatriba contro i figli: ‘Che senso ha un amministratore se c’è una moglie che può aiutarlo?’, ha replicato la donna, ‘Tinto, peraltro, è persona capace e autonoma, oltre che spirito libero e anarchico. Comunque ho accettato la ‘nomina’, anche se non sono d’accordo, perché in ogni caso è meglio che quell’amministratore sia io invece che un estraneo, proprio per evitare intromissioni di terze persone nella nostra vicenda umana’.
Mentre Bonifacio e Beatrice Brass preferiscono non commentare pubblicamente la vicenda (‘È una faccenda personale e privata e tale deve rimanere’), il loro padre Tinto Brass ha incaricato una legale di Bologna, Rita Rossi, di impugnare la decisione del giudice. Lui questo amministratore non lo vuole e basta: ‘Abbiamo presentato reclamo in Corte d’Appello’, ha confermato l’avvocato, ‘Il problema è che hanno rinviato tutto a febbraio 2019, una data lontanissima che certamente non tutela la protesta del mio cliente’. Vedremo come andrà a finire…
Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato dei legali di Bonifacio e Beatrice Brass:
“In relazione alla notizia diffusa dai media riguardo alla nomina di un amministratore a favore del Maestro Tinto Brass, precisiamo quanto segue.
Non corrisponde alla realtà la circostanza che il provvedimento sia stato emesso nell’ambito di una lite promossa dai figli nei confronti del padre ed avente ad oggetto il patrimonio di quest’ultimo. Il ricorso è stato promosso dal signor Bonifacio Brass col solo scopo di tutelare i diritti del padre.
Del resto, la nomina di un amministratore di sostegno avviene nel corso di un procedimento di cosiddetta volontaria giurisdizione e quindi per definizione “non contenzioso” che esclude pretese patrimoniali e perciò non è lite: parlare di “parti in causa” è errato. L’istituto dell’amministrazione di sostegno è volto invece a garantire un ausilio nella gestione di determinati aspetti della vita quotidiana, che per l’inevitabile avanzare dell’età divengono spesso gravosi.
A dimostrazione del fatto che unica ragione dell’iniziativa è la tutela del padre, si precisa che proprio dal figlio Bonifacio Brass proviene il suggerimento di nominare quale amministratrice di sostegno la moglie del Maestro in quanto residente nella medesima città a prescindere da ogni questione relativa alla convivenza.
Il Tribunale di Roma, evidentemente condividendo le prudenziali argomentazioni del figlio, ha ritenuto sussistenti i presupposti di legge per l’apertura dell’amministrazione così garantendo assai più efficacemente i diritti del celebre regista.
Trattasi dunque di provvedimento non penalizzante, di natura ordinaria e di usuale adozione ad ogni latitudine. Illazioni ed affermazioni su tale vicenda, squisitamente privata, che in violazione dei limiti della verità oggettiva e della continenza recassero pregiudizio alla reputazione ed all’immagine di Bonifacio e Beatrice Brass, non potranno che dare àdito alle opportune e dovute azioni sia in sede penale che civile”.
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