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Le ultime notizie sulla Tirreno Power vedono in campo un ultimatum del Ministero, il quale ha diffidato l’azienda del noto gruppo a carbone. Già precedentemente il Ministero aveva sollecitato, perché ci fosse la realizzazione di un nuovo impianto, l’attività della centrale era stata bloccata, perché nessuno aveva fatto niente per limitare i danni alla salute e all’ambiente. Adesso le autorità hanno deciso di fare sul serio e di dare dei tempi certi, affinché il gruppo a carbone possa adeguarsi alle regole ambientali.
Si è svolto anche un incontro tra le segreterie nazionali dei sindacati e i responsabili dell’azienda, per inquadrare la questione anche dal punto di vista della crisi finanziaria, che tocca da vicino molti dipendenti. I sindacati hanno chiesto all’azienda di predisporre in tempi determinati la messa in atto di interventi, in modo che si possa riprendere l’attività.
La vicenda
La centrale elettrica Tirreno Power di Vado Ligure è stata sequestrata qualche tempo fa. E’ stato predisposto lo spegnimento degli impianti, perché sono stati fatti degli accertamenti, che avrebbero messo in evidenza una correlazione tra la morte di alcune persone e le emissioni inquinanti. I decessi, di cui sarebbe responsabile l’azienda, sono avvenuti fra il 2000 e il 2007. La Tirreno Power non avrebbe rispettato i limiti imposti dall’Autorizzazione integrata ambientale. In particolare è venuto meno un sistema di monitoraggio a camino, per riuscire a monitorare i fumi pericolosi. Tutto ciò è stato considerato come un comportamento negligente. Il giudice ha disposto che venga collocato un apposito sistema di controllo dei fumi previsto dall’Aia. La situazione è molto delicata, perché, secondo la Procura, ci sarebbe di mezzo la morte di 442 persone, le quali avrebbero perso la vita a causa dei fumi della centrale. Secondo il procuratore, fra il 2005 e il 2012 ci sono stati molti ricoveri (da 1.700 a 2.000) per malattie respiratorie e cardiovascolari. Inoltre sarebbero 450 i ricoveri dei bambini per attacchi d’asma. L’inchiesta porta avanti due filoni. Da un lato l’accusa è quella di disastro ambientale, dall’altro si indaga anche per omicidio colposo. Il sequestro dell’impianto è stato deciso anche per il fatto che è mancato l’uso dell’olio combustibile con zolfo allo 0,3% rispetto ad un altro tipo di olio, che reca una percentuale solforosa dell’1%.