La OceanGate in un comunicato ha annunciato di aver sospeso tutte le operazioni di esplorazione in programma dopo che lo scorso 18 giugno è imploso il sommergibile Titan, subito dopo l’immersione per ammirare i resti del Titanic.
A quasi un mese dalla tragedia, continuano a emergere nuovi particolari in merito alla vicenda della OceanGate che nel frattempo ha deciso di chiudere i battenti.
Dopo la tragedia del Titan avvenuta lo scorso 18 giugno per visitare i resti del Titanic, oggi OceanGate ha annunciato la sospensione di tutte le sue attività ed operazioni commerciali. All’interno del sommergibile vi erano 5 persone a bordo, tutte hanno perso la vita a 3.800 metri di profondità.
La decisione è stata resa nota tramite la pubblicazione di un comunicato diramato proprio da sito web ufficiale della società, nonostante fino a pochi giorni fa sembravano essere sponsorizzate e ancora in programma le altre attività sino al 2024.
“Siete invitati a immergervi con noi”.
Questo è quanto si leggeva sulla loro pagina ufficiale fino a poco tempo fa, a corredo di immagini suggestive del relitto del Titanic affondato nel 1912.
Continuano ad emergere nuovi retroscena agghiaccianti circa la tragedia del sommergibile Titan, dove lo scorso 18 giugno persero la vita 5 persone, le quali avevano pagato una cospicua somma per visitare i relitti del Titanic.
Secondo 30 esperti, avevano catalogato questa escursione come mortale, ma l’amministratore delegato di OceanGate, Stockton Rush, non avrebbe prestato attenzione più di tanto a queste importanti affermazioni.
Ancora una volta, quanto accaduto lo scorso 18 giugno sembrerebbe una tragedia annunciata e poteva essere evitata se fossero stati portati a termine i lavori di sicurezza e collaudo.
“La nostra preoccupazione è che l’attuale approccio sperimentale adottato da OceanGate possa portare a esiti negativi che avrebbero gravi conseguenze per tutti gli operatori del settore”.
Queste le parole presenti in una lettera della Manned Underwater Vehicles della Marine Technology Society, un’azienda con una esperienza di più di 50 anni con l’obiettivo di promuovere la tecnologia oceanica ed educare il pubblico.
A tal proposito, il presidente della società, Will Kohnen, aveva discusso a lungo con il fondatore di OceanGate in merito alla questione ma senza essere arrivati a un accordo tra i due.
Tra i 30 esperti che avevano considerato suicide le operazioni del Titan, vi è stato anche l’esploratore Rob McCallum: quest’ultimo, dopo essere stato nel sommergibile nel 2018, aveva scritto a Rush i suoi timori circa le immersioni e del pericolo che correvano i suoi clienti. Secondo quanto pubblicato dalla BBC, dopo lo scambio di email tra i 2, la OceanGate avrebbe minacciato Rob McCallum di intraprendere un’azione legale.
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