Facebook non pagherà le spese legali del processo su Tiziana Cantone e non eliminerà le foto e i profili ancora esistenti della ragazza. Il social network fondato da Mark Zuckerberg ha deciso di impugnare la sentenza del giudice Monica Marrazzo del tribunale civile di Napoli Nord in quanto, come sostengono gli avvocati, ci sono “errori in fatto e in diritto nella decisione”.
L’ordinanza del giudice era stata depositata il 5 settembre, qualche giorno prima del suicidio di Tiziana Cantone (qui la sua storia). Condannava al pagamento delle spese processuali sia la ragazza (20mila euro) che Facebook (oltre 3mila euro). Il processo era stato intentato da Tiziana a Facebook, a WhatsApp e a Google, accusati di aver permesso la condivisione di immagini e foto senza il suo consenso. Accuse rivolte anche a chi aveva divulgato il materiale.
Dopo che WhatsApp aveva negato la diffusione dei testi dei messaggi che Tiziana aveva scambiato con chi ha ricevuto e poi diffuso i video hard senza consenso, Facebook si è rifiutato di pagare le spese processuali e di cancellare il materiale su di lei. I motivi sono stati spiegati in una nota: “Facebook Ireland vuole rivolgere le proprie condoglianze alla famiglia di Tiziana Cantone (…). L’ordinanza del giudice Marrazzo contiene alcuni errori sia nella disposizione della rimozione, sia con espressioni che suggeriscono il controllo preventivo delle notizie condivise in rete; quest’ultima cosa è impossibile da parte di Facebook Ireland”. Insomma, il colosso social ha ribadito l’impossibilità di controllare tutti i contenuti postati dagli utenti. Anche quelli che possono distruggere una persona.