Il Milan potrebbe separarsi anche da Sandro Tonali, un’altra parte dell’anima del Milan che dopo Maldini sarebbe disposto a privarsi di una “bandiera”.
Uomo Milan, anima dello scudetto, milanista, merce rara. Sandro Tonali a un passo – secondo le ultime indiscrezioni – dal trasferimento al Newcastle. Dopo Maldini, il Milan potrebbe separarsi da un’altra baniera.
Tonali a un passo dal New Castle
Il Newcastle è arrivato nel pomeriggio di oggi a Milano, per trattare (e chiudere) il trasferimento in terra inglese di Sandro Tonali. Nelle ultime ore si sono intensificate le trattative tra il club rossonero e i magpies, che sul piatto hanno messo un’offerta importante quasi “che non si può rifiutare”, sia al Milan che al ragazzo che andrebbe a percepire secondo diverse testate vicine al club il triplo di quanto sta guadagnando adesso.
Ma andiamo con ordine. Nella giornata di ieri gli inglesi avevano fatto sapere al diavolo di avere intenzione di mettere sul piatto una cifra che si aggirava intorno ai 40-50 milioni. Cifra lievitata nelle ultime ore e che secondo The Athletic arriverebbe adesso a 70, con i rossoneri che hanno chiesto l’ultimo sforzo per arrivare a chiudere ad 80. Nel giro di poche ore gli incontri con il procuratore Peppe Riso hanno di fatto consegnato la palla al giocatore.
I tifosi del Milan, sicuri dopo le innumerevoli prove d’amore date dal numero 8 alla squadra, hanno però con il passare del tempo dovuto fare i conti con la realtà. Il 23enne, che domani esordirà da capitano agli Europei U-21 con la nazionale di Nicolato (tutto quello che c’è da sapere sugli azzurrini) starebbe cedendo alla corte del Newcastle – adesso diventato un’altra potenza del calcio mondiale grazie al passaggio di proprietà nel 2021 a un fondo Saudita.
Dopo il licenziamento di fatto di Paolo Maldini e Ricky Massara, che erano stati assoluti protagonisti nella rinascita del Milan portando il club dalle tenebre allo scudetto in 3 anni meravigliosi per i rossoneri, i tifosi rossoneri dunque potrebbero ritrovarsi di colpo anche senza il loro “capitan futuro”. Appellativo usato fino alla nausea e affibbiato a Daniele De Rossi ai tempi della Roma, adesso completamente passato di moda (per ovvi motivi). Nessun può permettersi di giurare amore eterno. Anche se a Tonali non erano servite pubbliche piazze per farlo; nessun bacio della maglia (Donnarumma docet), nessuna promessa.
Il classe 2000 è tifosi del Milan da bambino, vestire quella maglia è sempre stato il suo sogno. Tanto il rispetto nutrito per la storia del club che al suo arrivo il ragazzo, per prendere la maglia numero 8, aveva addirittura telefonato a Gattuso per chiedere il permesso. Tonali è un uomo Milan di altri tempi, rispecchia lo stereotipo perfetto di milanismo di berlusconiana memoria, è anima della rinascita degli ultimi anni, è merce rara. Ecco perché il suo addio sarebbe una batosta non da poco per l’ambiente, almeno dei tifosi. Ferita che a malapena verrebbe risanata con l’acquisto di altri – più quotati magari – nomi importanti.
Ma Tonali, che ha il sacrosanto diritto di trattare per il suo contratto, andrebbe – con tutto il rispetto per i magpies – al Newcastle. No, non è Ronaldo Nazario che da pallone d’oro firma per il Real Madrid dei Galacticos, non è Nesta che da capitano lascia Roma per Milano.
Nel panorama calcistico italiano era – ed è – l’ultimo tra le “grandi” ad essere tifoso e capitano promesso del club in cui gioca. La partenza anche di uno come Tonali farebbe perdere speranza ai tifosi italiani di altri club. Ma non la speranza che le inglesi si possano battere sul campo (come l’Inter stava per fare a Istanbul, come il Milan ha fatto con il Tottenham e il Napoli con il Liverpool quest’anno) piuttosto che anche l’ultimo che aveva giurato amore eterno si è dovuto inchinare, alla fine, alla freddezza del calcio moderno.
Cosa perde il Milan e il calcio italiano con l’eventuale addio di Tonali
C’è chi parla di offerta accettata da parte di Tonali, ma al momento rimangono solo rumors, indiscrezioni. L’offerta, quella sì ufficialmente, al club è stata fatta, e anche gli incontri sono arrivati nelle 24 ore tra le varie dirigenze.
Ma il Milan, che spende i suoi soldi come meglio crede, con la partenza di Tonali potrebbe perdere un altro pezzo importante di quello spogliatoio che ha contribuito alle vittorie e alle grandi soddisfazioni recenti. Che hanno portato estimatori in tutto il mondo, oltre ai trofei; che hanno portato il Milan a mettere finalmente la testa fuori dalla sabbia dopo anni assolutamente da dimenticare.
Con l’addio di Maldini, che in campo non ci va, già in molti avevano visto una crepa nell’ambiente di Pioli difficile da risanare. Lo si era notato in effetti dalla grande vicinanza mostrata da tutti i calciatori al dirigente, all’annuncio del suo addio. Inutile aggiungere che avere una leggenda come Paolo Maldini al tuo fianco durante la stagione significava tanto, tutto. Soprattutto per un gruppo giovane, ambizioso e a volte fragile come quello guidato da Pioli.
Ma è il vil denaro a comandare nello sport di oggi giorno? Non dovrebbe essere a questo punto un segreto per gli appassionati, così come per gli addetti ai lavori. Le sirene medio-orientali hanno richiamato a se i grandi campioni sul viale del tramonto, quelle inglesi i nuovi fenomeni, pronti a esplodere. C’è chi afferma che questa è l’unica direzione e che bisogna accettarla. Ma sono tanti gli appassionati stufi della solita solfa: “la NBA del calcio la Premier League arriva e strappa i calciatori, senza nemmeno sedersi al tavolo della trattativa”.
Volasse a Newcastle il numero 8, il caso aprirebbe a una ulteriore riflessione che non si addentra nei meandri della scelta tecnica (si parla già di eventuali rimpiazzi grazie all’incasso di quella ipotetica cifra). Inoltre, che i soldi hanno vinto ampiamente sulla fede è risaputo. Si va verso la presa di coscienza definitiva della freddezza di un calcio che oggi piace a pochi. Un calcio freddo che ha preso una direzione ben precisa, che può piacere e non piacere, ma che va accettata. Si va dritti verso una spettacolarizzazione che non guarda in faccia nessuno: che sia un mondiale in Qatar in inverno completamente inguardabile, che sia una stagione da 70 partite l’anno (e poco importa della qualità del torneo) o il clamoroso fallimento degli incompetenti organi di governo calcistico di mettere mani sulla mancata corrispondenza, il disallineamento e la sproporzione tra le leghe, tramite leggi e imposizioni che hanno alimentato ancora di più il mismatch.