È questa la storia di un uomo che, poco prima del processo per direttissima, è riuscito a fuggire attraverso una finestra.
L’uomo ha immediatamente visto quell’apertura come un’opportunità da non lasciarsi sfuggire.
Una fuga durata pochissimo tempo in quanto l’uomo è stato subito arrestato dalla polizia. E’ questo ciò che è accaduto nella città di Torino luogo che ha fatto da sfondo alla fuga di un detenuto avvenuto nel tribunale dell’analoga città.
L’uomo, dopo aver ottenuto il permesso di recarsi in bagno, ha approfittato della situazione ed ha scelto di utilizzare una finestra per ritrovare la libertà.
L’uomo, un detenuto di origini straniere, stava per essere sottoposto ad un processo per direttissima.
Nonostante avesse creduto di averla fatta franca, le ricerche sono andate avanti fino a quando il detenuto non è stato ritrovato presso la stazione ferroviaria di Porta Nuova nel bel mezzo della notte.
Una situazione che ha dell’incredibile e che punta ancora una volta il dito contro la carenza di personale.
Infatti, Sappe, il sindacato della polizia penitenziaria, parla di una vera e propria evasione, un qualcosa che può essere definito come un evento molto grave.
Si tratta di una situazione che sottolinea ancora una volta quanto sia difficile tutti i giorni per gli uomini e le donne che lavorano presso la polizia penitenziaria di Torino tenere sotto controllo l’intera situazione.
E questo è ciò che sta accadendo da diversi mesi a causa di una carenza di organico che obbliga coloro che lavorano all’interno della struttura a portare avanti dei turni sfiancanti. Il pensiero è stato condiviso da Vicente Santilli, il segretario regionale.
Attraverso le sue parole, Santilli pone ancora una volta l’attenzione sul fatto che si tratta di un’evasione avuta luogo a causa della superficialità, una situazione che più di una volta è stata denunciata dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
In diverse occasioni infatti hanno sottolineato quanto siano dure le condizioni di lavoro di tutti coloro che sono occupati all’interno della polizia penitenziaria presso l’istituto di Torino.
Insomma, si tratta di un episodio che – plausibilmente – non sarebbe mai accaduto se nella struttura fossero stati impiegati molti più uomini e donne.
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