Torino è ancora con il fiato sospeso mentre gli inquirenti stanno ancora dando la caccia all’assassino di Stefano Leo, il ragazzo di 33 anni ucciso sabato mattina con una coltellata alla gola ai Murazzi di Torino, mentre si stava recando a lavoro. Il timore che ora sta crescendo nella cittadinanza è che il killer possa colpire ancora.
Dallo scorso 23 febbraio continuano le indagini dei carabinieri di Torino sull’omicidio di Stefano Leo, il 33enne originario di Biella ucciso sabato con un taglio alla gola mentre andava al lavoro. Di professione commesso e abitava in città con un coinquilino. I militari stanno acquisendo tutti i filmati delle telecamere di sorveglianza del centro storico e del quartiere Vanchiglia.
La vittima stava raggiungendo a piedi il negozio in cui lavorava, il K-Way di via Roma. In queste ore i carabinieri stanno passando al setaccio le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, oltre a raccogliere le testimonianze di famigliari, amici e passanti che potrebbero aver visto qualcosa. Sul corpo di Stefano è stata pure effettuata l’autopsia sul corpo.
Il ragazzo, secondo quanto riferito da alcuni testimoni, è stato visto accasciarsi a terra, senza più rialzarsi, sul lungo Po dei Murazzi. Addosso aveva ancora le cuffiette per ascoltare musica, il telefono e il portafoglio, che non sono stati toccati. Per questo motivo si tende a escludere questo movente, anche se gli inquirenti sono a lavoro per trovare indizi che possano essere utili a dare una svolta alle indagini.
L’indagine è coordinata dal pm Ciro Santoriello.
Tra le piste seguite dagli inquirenti c’è quella di uno squilibrato, un ubriaco o un drogato in preda agli effetti delle sostanze, il quale probabilmente non conosceva Stefano Leo ma che lo avrebbe colpito a caso con un colpo mortale alla gola.
Tra le persone presenti, alcune hanno testimoniato di aver visto un uomo con i capelli rasta o con folti capelli ricci e un giubbotto con una scritta di colore rosso che si allontanava. Sarebbe questo l’identikit sommario dell’aggressore. Altri testimoni hanno riferito di una persona agitata che si muoveva in modo caotico, che si trovava in strada già prima dell’aggressione.
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