E’ morta per un malore lo scorso 4 gennaio, Laura Lorena Rapelli, 45 anni. Una serie di inefficienze dei soccorritori avrebbero pregiudicato la sopravvivenza della donna, per questo due operatori del 118 e un medico del pronto soccorso dell’ospedale Martini di Torino sono finiti nel registro degli indagati. L’accusa nei loro confronti è di omicidio colposo.
I familiari della vittima, assistiti dall’avvocato Francesco Maria Romeo, intervistati da Repubblica hanno raccontato le fasi della vicenda: ‘Dalla prima chiamata a quando è arrivata in ospedale è passata un’ora e un quarto. Non hanno nemmeno messo i lampeggianti: ci abbiamo impiegato di meno noi in taxi’.
Al volontario del 118 è stato spiegato ampiamente che Laura aveva gravi difficoltà respiratorie, ma quando l’ambulanza è arrivata era priva di barella e sedia a rotelle.
La Rapelli è morta circa un’ora dopo l’arrivo in ospedale per un’embolia polmonare. Subito dopo il drammatico epilogo, la famiglia ha denunciato l’accaduto ai Carabinieri. Immediata l’apertura dell’inchiesta.
Il legale della vittima ha spiegato: ‘Questa signora è sempre stata bene. Aveva avuto giusto un’influenza la settimana prima, ma nulla che lasciasse presagire un epilogo così tragico. Lascia quattro figli e il compagno che ora vogliono sapere che cosa sia successo. Dal nostro punto di vista, evitando i ritardi e compiendo le corrette manovre, si sarebbe potuto salvarla con tranquillità’.
Immediata la replica del 118, che ha spiegato la propria versione dei fatti: ‘I tempi dell’intervento dei soccorritori, di cui non si possono dare i dettagli perché è in corso un’indagine della procura, sono compatibili con un codice verde, che è stato assegnato alla paziente, sia in entrata, in uscita, che in chiusura. La prima telefonata al 112, il numero unico per le emergenze, è stata fatta da una persona che in quel momento non si trovava davanti alla paziente. Solo la seconda chiamata, eseguita questa volta da una persona vicina alla paziente da soccorrere, ha fornito un quadro clinico più preciso. L’infermiera al telefono è comunque riuscita a parlare con la donna che in quel momento risultava cosciente anche se non riusciva a respirare bene’.
Di qui la conferma del codice verde assegnato in precedenza: ‘L’ambulanza è arrivata con i tempi compatibili appunto con un codice verde. Il fatto che sia stata caricata su una sedia a rotelle è stata una scelta, data la sintomatologia che la signora presentava: un paziente vigile e cosciente, se sdraiato, tende a peggiorare. Anche in pronto soccorso è arrivata con un codice verde’.
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