Ennesimo suicidio in carcere avvenuto stavolta a Torino, dove un ragazzo di origini africane si è impiccato nella sua cella.
L’uomo era stato arrestato per aver rubato delle cuffiette bluetooth e questa mattina il macabro ritrovamento da parte degli agenti della Polizia Penitenziaria.
Ci troviamo nel padiglione B del carcere di Torino, dove un uomo è stato trovato questa mattina senza vita, impiccato a una corda nella sua cella della sezione “nuovi giunti”.
Si tratta di un ragazzo di origini africane che era stato arrestato nella giornata di mercoledì scorso per aver rubato degli auricolari bluetooth.
Ieri si era tenuta l’udienza di convalida ma il giudice non si era espresso in merito alla sorte del giovane, il quale non ha voluto attendere la delibera e si è tolto la vita intorno alle 8, poco dopo che gli operatori sanitari erano passati nella sua cella per la terapia dei compagni.
A lanciare l’allarme sono stati gli agenti della Penitenziaria, i quali lo hanno visto senza vita e hanno provato a lungo diverse manovre di rianimazione ma senza successo.
Non c’è stato nulla da fare per il detenuto in attesa di giudizio, appena arrivato nel carcere Lorusso e Cutugno, nonostante sia anche intervenuto un volontario della Croce Rossa.
Sconcertata la direttrice Cosima Buccoliero per quanto avvenuto nel giro di poche ore.
Quello registrato nel corso di questa mattina è il 72esimo suicidio in carcere dall’inizio dell’anno.
Nell’ultimo dossier dell’Associazione Antigione, che si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario, si evince che il fenomeno del suicidio in carcere è in aumento e questo è moto preoccupante.
“siamo arrivati al numero di 16 suicidi solo ad agosto, questo significa uno ogni due giorni”
ha commentato uno dei membri dell’associazione con sede a Roma.
Non è facile trovare spiegazioni a questo gesto molto allarmante sia perché togliersi la vita è di per sé terribile, sia perché questo strappa le vittime alla giustizia.
I numeri del 2022 generano un allarme vero e proprio che pone l’accento su questo tema, che non ha precedenti simili negli anni passati.
Come non è facile capire le motivazioni, allo stesso modo non è semplice trovare una soluzione, l’unica misura da adottare sarebbe probabilmente quella di aumentare la sorveglianza nelle carceri in modo che ci siano sempre occhi puntati su ciò che avviene all’interno delle celle.
Questo aiuterebbe a ridurre il numero dei suicidi ma anche delle frequenti aggressioni.
“la vita carceraria è difficile e genera sofferenza e solitudine, inoltre crea difficoltà nel socializzare. bisogna modernizzarla e renderla per quanto possibile, migliore, in modo da ridurre la distanza fra ciò che c’è dentro e ciò che c’è fuori”.
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