La Corte Suprema in Iran ha deciso di confermare la condanna a morte del cittadino con doppia nazionalità iraniano-tedesca Sharmahd, a seguito dell’accusa di corruzione sulla terra. La vicenda dell’uomo ha attirato l’attenzione internazionale da tempo ma, nonostante gli appelli pervenuti dalle autorità internazionali e dalla figlia, non è stata presa la decisione di rivedere la sentenza che è stata invece confermata dalla magistratura.
Il tribunale ha deciso di confermare la precedente condanna emessa in primo grado contro Sharmahd, che è accusato di aver guidato un gruppo filo monarchico e aver pianificato con loro attacchi in tutto il territorio iraniano, secondo quanto riferito dalla stessa magistratura.
La condanna di Sharmahd ha suscitato molte preoccupazioni da parte delle autorità internazionali e dei gruppi per i diritti umani, che hanno sollevato dubbi sulle circostanze del suo arresto e sulla validità delle accuse contro di lui. La doppia cittadinanza di Sharmahd ha anche portato a insistere sulla necessità che le autorità iraniane rispettino i suoi diritti come cittadino tedesco.
La sentenza di morte per Sharmahd ha ricevuto una forte condanna dalla comunità internazionale, con il governo tedesco che ha espresso la sua preoccupazione per il verdetto e ha chiesto che gli vengano garantiti i suoi diritti umani. Gli attivisti per i diritti umani hanno anche condannato la decisione, definendola un altro esempio della repressione del governo iraniano contro le voci dissidenti nel Paese.
L’annuncio della conferma della condanna di Sharmahd arriva in un momento di crescente tensione tra l’Iran e gli Stati Uniti, con entrambe le Nazioni che hanno lanciato, nelle ultime settimane, una serie accuse reciproche. Ma anche le nazioni europee sono considerate come fomentatrici delle proteste popolari iraniane e la tensione è diventata sempre più evidente. La situazione ha portato a un clima di incertezza e preoccupazione per la regione.
La Corte Suprema dell’Iran ha dichiarato: “Nell’appello non vi è alcun motivo o prova che possa creare i presupposti per respingere il verdetto iniziale, e la sentenza del condannato è stata emessa in conformità con la legge sulla base delle prove presentate”.
Secondo la corte iraniana, il gruppo Tondar aveva pianificato attentati anche in altre parti del paese, come a Teheran e Isfahan. Il 67enne , è stato arrestato nel 2020 e accusato di essere il leader del gruppo Tondar, che ha come obiettivo il ripristino della monarchia in Iran, rovesciata dalla rivoluzione del 1979. La sua accusa principale riguarda l’ideazione di un attentato del 2008 a una moschea nella città di Shiraz, che ha provocato la morte di 14 persone e il ferimento di centinaia di altre.
Il governo iraniano ha affermato che Sharmahd aveva pianificato l’assassinio di funzionari irani e membri dell’elite militare del paese, oltre ad aver studiato attentati con esplosivi. La sua presunta cooperazione con agenzie di intelligence straniere, come quelle statunitensi e israeliane, avrebbe ulteriormente aumentato la gravità delle accuse mosse contro di lui.
Nonostante l’accusa di aver pianificato altri attacchi, non ci sono ulteriori dettagli sui presunti piani di Sharmahd. Tuttavia, la sua arresto è stato condotto in modo misterioso e la figlia Gazelle ha rivelato che l’ultima volta in cui ha parlato con suo padre è stato a Dubai poco prima di apparire in un video di stato iraniano che mostra la sua custodia. È ancora sconosciuto dove sia stato effettivamente arrestato, e ci sono molte incertezze riguardo alla sua situazione attuale.
Le autorità iraniane hanno affermato che Sharmahd era il capo di una “cellula terroristica”, accusa che è sempre stata respinta sia dalla famiglia che dalle autorità europee. Ad ogni modo, diverse organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato la situazione di Sharmahd, sottolineando come il governo iraniano stia violando i diritti umani e non stia rispettando le garanzie processuali previste dalla legge. Inoltre, è importante notare che Sharmahd era a capo del Movimento per la posta elettronica iraniana, una organizzazione dissidente che il governo iraniano ha classificato come “terrorista”, ma che molti osservatori ritengono essere un gruppo pacifico che promuoveva la democrazia e i diritti umani in Iran.
Il caso di Sharmahd rappresenta un ulteriore esempio della situazione difficile dei dissidenti politici in Iran e della necessità di sostenere la lotta per i diritti umani e la democrazia nel paese.
La conferma dell’esecuzione per il prigioniero iraniano tedesco arriva a seguito di nuove sanzioni elargite dai membri dell’unione europea nei confronti di personaggi iraniani e membri del guardie rivoluzionarie chiamate anche IRGC. Sono pervenuta da Regno Unito, Usa e Europa.
Le sanzioni hanno sollevato l’ira del regime iraniano che, secondo molti media locali e internazionali, sfoga la sua ira soprattutto su personaggi di spicco, ma anche verso prigionieri o attivisti stranieri.
Le autorità iraniane hanno ripreso con più foga la repressione verso il rispetto ferreo delle regole sull’utilizzo del velo e ora si apprende anche che sono stati presi particolarmente di mira attori e attrici iraniane ma anche sportivi che hanno attività e nelle stesse sono state rilevate violazioni, presunte, della normativa inerente il velo ovvero sono state fatte entrare donne che non lo indossavano o lo indossavano male.
Nonostante le numerose critiche e ammonizioni sotto questo aspetto il regime è intransigente e vuole continuare a seguire ciecamente le leggi islamiche della Sharia e ha preannunciato tramite le parole sia del capo di Stato Raisi che con quelle della Guida Suprema Alì Khamenei che nessuno può intervenire con l’imposizione islamica che la base della Repubblica islamica iraniana.
In risposta a questa ribellione, le autorità iraniane hanno intensificato la loro campagna contro l’hijab, minacciando di chiudere diverse attività commerciali appartenenti a celebrità e calciatori, che non rispettano la legge sull’abbigliamento obbligatorio. Questa repressione mira a reprimere la protesta e a scoraggiare ulteriori atti di ribellione contro l’hijab.
Le autorità iraniane hanno intensificato la loro campagna di applicazione delle leggi in maniera violenta e repressiva. Recentemente, i media delle Guardie Rivoluzionarie (IRGC), Tasnim e Fars hanno pubblicato elenchi di celebrità che non hanno rispettato questa legge sull’hijab. Questi nomi famosi sono stati sottoposti a misure punitive che includono congelamento dei conti bancari, divieti di viaggio, tagli agli stipendi e interruzioni delle comunicazioni. Ciò rappresenta un ulteriore giro di vite contro coloro che non osservano i requisiti della legge sull’hijab in Iran.
Le celebrità che hanno subito la repressione maggiore riguardo le attività commerciali come ristoranti e caffè. Per esempio sono stati colpiti dalla chiusura dei locali il noto calciatore Daei, l’attrice Bahareh Rahnama, l’attore Mohammad Golzar, ma anche il calciatore Bagheri e l’allenatore di calcio Alireza Mansourian.
Negli ultimi mesi Fars,media statale dell’ Iran, ha condotto diverse campagne contro coloro che violano le norme sull’hijab obbligatorio nei ristoranti e nei centri commerciali e ha chiesto al regime iraniano di chiudere le attività.
L’altro media iraniano Tasnim ha riferito invece che: “tutti i cittadini apprezzano e sostengono le azioni delle autorità contro i trasgressori e che non è stata fatta eccezione per le celebrità che sono diventate una voce legittima e potente per i manifestanti.”
Questa iniziativa di Fars ha destato preoccupazione e proteste da parte di alcuni attivisti dei diritti umani e di coloro che sostengono il diritto di scelta individuale e la libertà personale. Molti ritengono che questa mossa rappresenti un attacco alla libertà delle donne di scegliere come vestirsi, mentre altri sostengono che l’obbligo del velo sia una prescrizione religiosa che deve essere rispettata. Nonostante le diverse opinioni sulla questione, le autorità iraniane hanno adottato una linea dura contro coloro che infrangono le regole sull’abbigliamento religioso, soprattutto nelle zone pubbliche come i ristoranti e i centri commerciali.
Alcuni sostenitori della libertà individuale continuano a protestare contro questa imposizione, ma molti altri preferiscono rispettare le leggi del loro paese. In ogni caso, le restrizioni sulle modalità di abbigliamento delle donne continuano a essere una questione controversa in Iran e nel mondo.
Mentre accade tutto ciò il Parlamento Europeo ha deciso di riunirsi per cercare di capire come muoversi in questa situazione che sta mettendo la popolazione iraniana in ginocchio e, sopratutto, non è stata mostrata da parte delle autorità del regime in Iran la volontà di intraprendere un percorso congiunto con l’occidente per raggiungere una soluzione, che rispetti le tradizioni Islamiche ma senza infliggere sofferenza e oppressione al popolo.
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