La polizia di Verona ha arrestato un ispettore e quattro agenti per aver torturato fra il 2022 e il 2023, delle persone sottoposte alla loro custodia.
Quanto emerso dalle indagini a carico di questi funzionari parla di abuso di potere su individui che temporaneamente erano privati della libertà personale e quindi sottoposti a custodia cautelare. A eseguire gli arresti è stata la Squadra Mobile di Verona, su richiesta della Procura.
Arresti nel corpo di polizia a Verona
La Squadra Mobile di Verona ha arrestato 5 persone, fra cui un ispettore di polizia e agenti dello stesso corpo, per l’accusa di violenza e torture nei confronti di alcune persone sottoposte alla loro custodia in seguito a vari reati. I fatti sarebbero avvenuti fra luglio del 2022 e marzo di quest’anno, si tratta di accuse molto gravi che dovranno essere accertate nei dettagli.
L’ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari, avvenuti questa mattina, è stata emessa dal Gip presso il Tribunale di Verona e le indagini sono durate 8 mesi ma ancora non si hanno informazioni precise su quanto scoperto e ad ogni modo mancano dei dettagli per ricostruire il quadro completo di quegli abusi di potere.
In passato fatti analoghi hanno portato a casi di cronaca che è impossibile dimenticare, come il pestaggio e la conseguente morte del giovane Stefano Cucchi a Roma.
La Procura locale ha cominciato ad indagare mesi fa in seguito ad alcune segnalazioni che in effetti si sono rivelate veritiere. I comportamenti degli agenti e dell’ispettore sono sfociati in atti lesivi della dignità umana. Oltre al reato di tortura sono contestati anche quelli di lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, abuso d’ufficio e peculato.
La questura ha diramato una nota per comunicare i risultati di questa intensa e complessa attività di indagine, complimentandosi con la Polizia di Verona per l’efficienza nello svolgimento delle investigazioni. Questo per dimostrare che per fortuna comportamenti simili rimangono isolati mentre nella maggioranza dei casi il personale delle forze dell’ordine ha un comportamento idoneo al proprio ruolo, rispettoso sempre e comunque di chi ha di fronte, che sia un criminale di basso rango fino a un boss mafioso.
Abusi delle forze dell’ordine, un grande tabù
Non c’è stupore purtroppo quando leggiamo di questi abusi di potere ma c’è un immenso tabù intorno a tale argomento. Uno Stato che si dice civilizzato può provare vergogna nel diffondere questi comportamenti ma è giusto parlarne per cancellare il fenomeno.
Come abbiamo detto, la violenza fra gli agenti di polizia, carabinieri e altri corpi, è frequente ma in Italia non esiste una vera discussione pubblica, aperta, informata e libera sul loro operato. Però dovremmo cominciare davvero ad affrontare il problema, magari con soluzioni adeguate per prevenire tali situazioni ma anche per punirle più severamente.
Oltre al caso di Cucchi ce ne sono tantissimi e basta una breve ricerca in Internet per leggere di agenti che torturano e formano veri gruppi punitivi che se la prendono con chi in quel momento dovrebbe rispondere dei propri reati in maniera dignitosa e affrontando un giusto processo.
Sono loro invece a processare queste persone, picchiandole e nascondendo il tutto, minacciando di ritorsioni gravi se apriranno bocca. Scioccano notizie come quella di oggi ma non sorprendono perché ci sono tanti, troppi precedenti. Chiariamo che ancor ala vicenda è nella fase investigativa quindi fin quando non si avrà una sentenza definitiva non è possibile additare i protagonisti come colpevoli però possiamo, con l’occasione, fare un focus generale sul discorso dell’abuso di potere.
Da ricordare ad esempio le torture nel carcere di Asti e in quello di Sassari, passate per i tribunali e finite alla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo. Ma ci sono tanti altri casi analoghi e spesso sono accomunati dalla protezione assicurata ai responsabili per la divisa che portano, la stessa che invece dovrebbe essere una sicurezza e simbolo di giustizia.
I diritti umani non vanno calpestati, in nessun caso, indifferentemente da chi ci si trova davanti. Anche una persona condannata all’ergastolo rimane comunque un essere umano e ha diritto a vivere i suoi giorni in maniera dignitosa, nel regime di detenzione scelto per lui ma comunque senza che nessuno leda alla sua persona.
Sono cose che spesso si dimenticano e in primis lo fa l’opinione pubblica, che non riesce a ragionare con lucidità di fronte ad esempio ad assassini di alto livello. Però si tratta di sentenze espresse a parole, invece se degli agenti sono accusati di tortura è una cosa ben diversa.
L’abuso di potere è una minaccia concreta per le istituzioni e non si deve pensare che la divisa sia un incentivo e un modo per passarla liscia. Questo vuole essere un monito ad agire con una normativa più severa per punire questi reati, che in un regime democratico come quello italiano non devono sussistere.
Ma il primo problema del nostro Paese è che questo tema è considerato un tabù, infatti non esiste una discussione pubblica e informata sull’operato delle forze dell’ordine. È importante mettere in luce le mancanze strutturali evidenziate in questi anni.
Le nostre forze dell’ordine tendono a lavare i panni sporchi in casa, a mentire e a non collaborare con la magistratura, quanto sono diversi quindi i componenti rispetto a un criminale? Il caso Cucchi insegna ma anche eventi gravi come le agitazioni in concomitanza con il G8 di Genova del 2001. Durante quelle manifestazioni indette dalle associazioni pacifiste, le forze dell’ordine commisero abusi e ci fu una vittima. Nel 2015 la Corte europea dei diritti dell’uomo dichiarò al violazione dell’articolo 3 sul divieto di tortura e di trattamenti degradanti o inumani.
Circa quell’episodio ci fu grande omertà e negazione delle proprie responsabilità da parte delle persone in divisa coinvolte che, oltre a ostacolare la magistratura, non ricevettero punizione.
Per prevenire questa escalation di violenza invece c’è bisogno di trasparenza, a tal proposito sarebbe utile la presenza di autorità indipendenti ed esterne, all’interno delle caserme e delle carceri, incaricate di raccogliere informazioni e denunce. In pratica un organismo indipendente di controllo in grado di avviare indagini interne, indipendentemente dal lavoro della magistratura.
Ancora, gli agenti devono ricevere la punizione giusta, quindi la sospensione immediata, anche per tutelare la credibilità delle forze dell’ordine e per non tradire la fiducia dei cittadini. È bene chiarire che gli agenti che abusano del proprio potere sono cattivi esempi che purtroppo hanno un impatto importante perché ledono all’immagine che le forze dell’ordine dovrebbero rappresentare per i cittadini, quindi autorevolezza ma anche un’istituzione seria e che opera, a prescindere, nel giusto e senza discriminazioni di alcun tipo.
Insomma c’è bisogno di una prassi, un modus operandi uguale per tutti i responsabili e non di decisioni prese di volta in volta. E soprattutto, bisogna parlarne liberamente perché le forze dell’ordine sono una parte della società civile che deve funzionare perfettamente.
In attesa dei risvolti nell’indagine di cui abbiamo parlato a inizio articolo, possiamo dunque dire che se gli indagati risultassero colpevoli, si aggiungerebbero purtroppo a una lunga lista di personale delle forze dell’ordine che non rispettano gli obblighi e i doveri del proprio ruolo e dell’immagine che devono dare.