Toscana, intervento di chiusura delle tube non riuscito: la Asl deve risarcirla

Chi sbaglia paga. È proprio il caso di dirlo per raccontare questa vicenda avvenuta in Toscana nel 2011. Una donna, dopo l’arrivo del terzo figlio, aveva deciso di ricorrere all’intervento di chiusura delle tube, ma due anni dopo è rimasta nuovamente incinta per la quarta volta.

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Per tali ragioni, l’Asl Toscana Sud Est è stata condannata dal Tribunale di Arezzo a risarcire i due genitori per la scarsa riuscita della contraccezione chirurgica che non ha lasciato scampo a una ulteriore gravidanza non programmata.

L’intervento di chiusura delle tube non riuscito

Una vicenda avvenuta nel 2011 presso l’ospedale di Grosseto, quando una donna, dopo aver partorito il terzo figlio decise di sottoporsi alla chiusura delle tube. Due anni dopo, con grande stupore sua e del compagno, scopre di essere incinta e nel 2014 partorisce la sua quarta figlia.

Il legale della donna, Paolo Persello, ha spiegato che l’intervento chirurgico non è andato a buon fine a causa di un errore di esecuzione, pertanto l’Asl è stata citata in giudizio e a distanza di 9 anni dalla vicenda, finalmente è arrivata la tanto attesa condanna:

“l’Asl dovrà provvedere al mantenimento della figlia nata fino a che non avrà compiuto 25 anni, quantificato in 450 euro al mese per 135.000 euro complessivi”.

Le dichiarazioni dell’avvocato Paolo Persello

Una condanna che una coppia toscana attendeva da ben 9 anni, quando nel 2014 si sono ritrovati in attesa della loro quartogenita dopo che nel 2011 la donna si era sottoposta ad un intervento di sterilizzazione tubarica non andato a buon fine presso l’ospedale di Grosseto, dopo un taglio cesareo.

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Il legale della famiglia coinvolta in questa eclatante vicenda, Paolo Persello, ha rilasciato delle importanti dichiarazioni dopo che l’Asl è stata citata in giudizio:

“alla paziente rimasta incinta nonostante l’intervento di sterilizzazione tubarica, non può essere richiesto di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza per evitare il danno conseguente agli oneri del mantenimento del figlio”.

Queste le parole rilasciate dall’avvocato Persello, il quale ha spiegato che la scelta di interrompere la gravidanza sia una scelta personale e soggettiva, che coinvolge considerazioni morali e religiosi della gestante, oltre che un elevato carico a livello psicologico.

Nei prossimi giorni si attende la risposta da parte dell’Asl Toscana Sud Est, coinvolta nella vicenda, la quale condannata e dovrà provvedere al mantenimento della quartogenita fino a quando non avrà compiuto il 25esimo anno di età quantificato in 450 euro al mese per 135.000 euro complessivi.

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