Questa mattina Totò Riina torna a casa. La salma del boss dei boss sarà trasferita infatti a Corleone dopo che la procura di Parma ha firmato il nullaosta ieri. Fino a oggi, il corpo dell’ex capo di Cosa nostra è rimasto nell’Istituto di medicina legale dell’ospedale di Parma, con tanto di presidio da parte delle forze dell’ordine. Dopo il ritorno a Corleone, non ci sarà il funerale, ma una benedizione privata con pochi parenti presenti, i più stretti.
Il carro funebre che attraversa lo Stivale è scortato da un’auto della polizia. Ci sono state parecchie discussioni sull’opportunità di effettuare il trasferimento della bara via terra, ma alla fine questa è stata la decisione. C’erano perplessità sul fatto che questo potesse diventare un segno del potere del boss, da morto come da vivo. La salma di Totò Riina verrà tumulata nel piccolo cimitero comunale di Corleone.
A impartire la benedizione dovrebbe essere fra Giuseppe Gentile. Conosce bene la famiglia Riina, fu lui a celebrare le nozze della figlia minore del boss, Lucia. I funerali pubblici sono stati vietati dalla Chiesa, che ha scomunicato pubblicamente Riina come tutti i mafiosi. Successe il 9 maggio del 1993 ad Agrigento e fu opera di papa Giovanni Paolo II: “Questo popolo, popolo siciliano talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, civiltà della morte. Lo dico ai responsabili: convertitevi. Una volta verrà il giudizio di Dio”.
Riina ‘u curtu’, ‘la belva’, troverà riposo eterno nella tomba di famiglia, nello stesso cimitero che già ha accolto i boss Michele Navarra, Luciano Liggio e Bernardo Provenzano, ma dove sono sepolti anche il sindacalista della Cgil Placido Rizzotto, il magistrato Cesare Terranova e il maresciallo di pubblica sicurezza Lenin Mancuso, che faceva parte della sua scorta e fu ucciso dalla mafia. Nello stesso camposanto c’è anche la tomba del sindacalista Bernardino Verro, ucciso nel 1915. Su cui aleggia un giallo: nella sua tomba furono trovati due crani, uno con il buco di una pallottola, che apparterrebbe a Calogero Bagarella, cognato di Riina, ucciso nella strage di viale Lazio. L’altro defunto potrebbe essere Francesco Coniglio, impresario di pompe funebri, freddato nel 1976. Uno che conosceva tutti i segreti del cimitero di Corleone.