È vero che in un paese civile un detenuto dovrebbe poter tranquillamente morire dignitosamente, pur restando in carcere. Ma in Italia, purtroppo, non è così. E questa è un’evidenza di cui non possiamo non tenere conto. Allora, visto che dobbiamo decidere in base alla realtà e non a quello che dovrebbe essere ma non è, la scelta deve essere fra una morte dignitosa e una morte in carcere.
Totò Riina merita una morte dignitosa? No, non la merita perché lui non si è preoccupato di far avere una morte dignitosa a persone che, per di più, non stavano morendo di morte naturale come lui. Sono morti, per colpa sua e senza dignità, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rocco Chinnici e gli agenti delle loro scorte, le loro mogli e molti altri ancora.
Sì, ma noi non siamo come lui e non dobbiamo permettere alla nostra rabbia, alla nostra indignazione e al nostro schifo di trasformarci in lui. Altrimenti avremo perso in partenza la nostra battaglia contro la criminalità organizzata di tipo mafioso!
Innanzitutto bisogna considera che se ora Totò Riina uscisse dal carcere per andare a morire a casa sua non sarebbe pericoloso, perché lui è troppo malconcio per commettere qualsivoglia atto criminoso e soprattutto perché gli assetti della mafia sono talmente cambiati che lui non ha avrebbe più un inquadramento in cui collocarsi. E quindi, ad esempio, le motivazioni per cui egli debba stare al regime di 41 bis sono già venute a mancare, visto che il carcere duro è previsto – in via emergenziale . per impedire che gli appartenenti a organizzazioni criminali possano continuare la loro attività criminale e non come “vendetta” per l’atrocità dei reati commessi.
Visto che non c’è alcuna pericolosità nel concedere la scarcerazione a Totò Riina, poco ci deve importare di lui, della sua morte e della sua dignità. Ci deve piuttosto importare di noi e della nostra lotta contro gli attuali esponenti della mafia, della camorra e della ‘ndrangheta. Ed è in quest’ottica che concedere una morte dignitosa a Totò Riina può diventare utile, perfino indispensabile, per dire ai mafiosi di oggi: «lo Stato è meglio della mafia».
«Lo Stato non scioglie nell’acido i bambini, non ammazza e riconosce una dignità perfino al peggiore degli uomini», sarebbe il messaggio da mandare alle paranze dei bambini nel napoletano, ai giovani che oggi si stanno affiliando alle cosche mafiose e perfino agli altri mafiosi che, vedendo quanto lo Stato sia migliore della mafia, potrebbero decidere di passare dall’altra parte collaborando con la giustizia. Perché è solo mostrando uno Stato serio, umanamente più forte ed eticamente più corretto, che si possono convincere costoro ad abbandonare quel mondo privo di umanità e di morale.
La vera vittoria dello Stato su Totò Riina sarebbe poter distruggere, tramite lui, il mito del mafioso e quella mentalità mafiosa che ancora oggi esiste in Italia.
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