Lo scontro tra Francesco Totti e Luciano Spalletti potrebbe trovare una soluzione. Dopo la vittoria secca per 5-0 contro il Palermo e l’ovazione dello stadio per il giocatore, l’allenatore della Roma lo ha convocato in cerca di un chiarimento. “Nessun duello, il caso è chiuso. Anche mio figlio ce l’ha con me”, ha spiegato Spalletti. La tensione in casa dei giallorossi però non è ancora scemata anche perché rimane sul piatto la domanda chiave, quella sul rinnovo del contratto per Totti. Cosa farà la società? È possibile immaginare la Roma senza il suo Capitano? E Totti senza la Roma? Cerchiamo di fare chiarezza ripercorrendo le tappe della vicenda.
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Con l’avvento di Spalletti sulla panchina giallorossa, Totti ha continuato a non giocare. Un po’ per l’età (ha 39 anni, 40 il prossimo 27 settembre), scelte tattiche e turn over, Er Pupone è sceso in campo circa 30’ dall’inizio della stagione. La situazione non sembrava particolarmente pesante per lui: nel match del 2 febbraio contro il Sassuolo, il video di lui che palleggia con un raccattapalle e scherza con Pjanic, fanno il giro del web. Totti pare molto rilassato e non sembra risentire della panchina forzata.
Tutto cambia con l’intervista a Rai Sport, anticipata dal Tg1 il 20 febbraio. “Non dico che voglio giocare, io sto bene e sono a disposizione, ma si dovrebbe avere un po’ di rispetto per quello che ho dato a questa squadra”, dice. La situazione è pesante, tanto che potrebbe valutare “qualsiasi cosa” a giugno, quando scadrà il contratto, perché “sto male io e sta male la gente intorno”. Il problema è anche il rapporto con Spalletti, “un rapporto buongiorno e buonasera. Io lo stimo sia come persona sia come allenatore e alla società ho detto di tenerlo in considerazione anche per il futuro. Speravo però che tante cose lette sui giornali me le avesse dette in faccia”.
L’intervista non piace al tecnico giallorosso che non lo convoca per la partita con il Palermo. Il web si divide, tra sostenitori di Totti e quelli di Spalletti, ma l’Olimpico sembra non aver dubbi su da che parte stare. Quando il giocatore si siede in tribuna per vedere il match, esplodono i cori dei tifosi che inneggiano al Capitano, mentre l’allenatore viene subissato di fischi.
Da qui, l’ultimo capitolo della saga. Spalletti chiama Totti per un chiarimento. “Ho provato grande dispiacere nel pensare a questa soluzione, ma ci sono ruoli e regole da rispettare”, spiega ai giornalisti nel dopo partita. “A me dispiace, io non voglio alcun duello, voglio solo il bene della squadra”, chiarisce.
Il dilemma del rinnovo di Totti
Il tasto dolente rimane. Cosa fare con Totti in vista del rinnovo? Come gestire 20 anni di carriera? Il Capitano giallorosso ha scritto la storia della società: all’apice della carriera ha rinunciato a offerte da capogiro per rimanere a Roma e lui stesso lo sa. Nel 2013, intervistato da France Football, lo disse senza giri di parole: “Se fossi andato al Real Madrid avrei vinto due Champions League, tre Palloni d’Oro e molte altre cose”. Tecnica sopraffina, senso del gol, corsa, ritmo: Totti è stato uno dei più grandi giocatori italiani, su questo non c’è dubbio, ma anche uno dei più difficili. Agli Europei del 2004 viene squalificato per tre turni per aver sputato contro il danese Poulsen. Due anni dopo, ai Mondiali del 2006, nel match contro l’Australia, si incarica di tirare il rigore decisivo al 93’, spalancando le porte per i quarti. Due episodi che sintetizzato il giocatore Totti.
Il suo destino sembra legato a quello della Roma, ma come gestire sul campo un giocatore di 40 anni? Sarà anche un simbolo, ma i simboli non fanno vincere le partite. “Lui può fare qualsiasi ruolo, vuole fare il Giggs? Allora si mette vicino a me. Lui ha il carattere per fare qualsiasi ruolo. Vuoi fare Nedved? Fai Nedved. Vuoi fare il calciatore? Fai il calciatore, bene, ma io non regalo niente. Visto che devo ritirare le sorti di una squadra non posso permettermi alcun errore”, ha spiegato Spalletti.
“Totti ha un contratto da calciatore fino a giugno e uno di sei anni da dirigente”, ha ricordato il dg Mauro Baldissoni, confermando a breve un incontro con il presidente James Pallotta.
La gestione dei grandi campioni per le società è spesso complessa. Alessandro Del Piero, dopo 19 anni nella Juventus, quando ha capito di non rientrare nei piani tecnici della squadra, è volato in Australia, prima di lasciare il calcio giocato. Ryan Giggs ha militato solo nel Manchester United, fin dalle giovanili: nel 2014 viene nominato giocatore-allenatore dopo l’esonero di David Moyes e, quando annuncia l’addio al calcio , sceglie di rimanere come vice di Louis Van Gaal. Le soluzioni ci sono: basta mettersi d’accordo.
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