Il presidente americano Donald Trump ha firmato l’ordine esecutivo per il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul Partenariato Trans-Pacifico (in inglese Trans-Pacific Partnership o TPP) a cui hanno aderito altri 11 paesi in America e in Asia. Si tratta del primo atto di isolazionismo e protezionismo messo in atto dal neoeletto 45° presidente degli Stati Uniti. E, c’è da giurarci, non sarà nemmeno l’ultimo.
La minaccia era stata lanciata venerdì scorso: immediatamente dopo la cerimonia di insediamento, un secco comunicato della Casa Bianca annunciava che la nuova strategia americana in merito alla politica commerciale americana sarebbe iniziata con ‘il ritiro dalla Trans-Pacific Partnership’ per offrire la certezza che ‘ogni futuro accordo commerciale’ avvenisse esclusivamente ‘nell’interesse dei lavoratori americani’.
Cosa significa in concreto? Niente. Si tratta di un gesto simbolico, perché il TPP non era stato ratificato dal Senato americano e quindi non era ancora entrato in vigore.
Se fosse già stato operativo, per i paesi del TTP sarebbe diventato improvvisamente più costoso esportare i propri prodotti verso gli Stati Uniti poiché sarebbero cadute, fra le altre cose, le agevolazioni doganali.
Con questo atto Trump vuole che i consumatori americani siano stimolati ad acquistare prodotti made in USA e allo stesso tempo vuole mandare un ulteriore segnale di chiusura al mondo.
I paesi attualmente aderenti al TPP sono 11: Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam.
Mentre altri hanno annunciato interesse all’adesione; si tratta di Colombia, Filippine, Thailandia, Taiwan, Corea del Sud e Indonesia.
La notizia dell’uscita degli USA dal TPP non piace agli investitori del Vecchio Continente: lunedì grigio per le Borse europee, che reagiscono per la prima volta al discorso di insediamento del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e registrano la stessa incertezza che muove gli indici di Wall Street, oggi in calo sia con il Dow (-0,4%) che con il Nasdaq (-0,5%). L’idea di una stretta protezionistica nella politica economica Usa, con la revisione degli accordi Tpp (ma anche del Nafta) non piace agli investitori.
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