Ermanno Salvaterra, alpinista con anni di esperienza, è morto oggi pomeriggio sulle Dolomiti di Brenta, primo di una cordata.
Con i colleghi si trovava sulla cresta ovest del Campanile Alto, una montagna molto conosciuta delle Ali Retiche ma anche una zona abbastanza frequentata da alpinisti ed escursionisti. Dalle prime ricostruzioni, la morte sarebbe avvenuta perché un appiglio non ha retto il peso dell’uomo: forse è stato fissato male e quindi ha ceduto, oppure la parete di roccia su cui si trovava si è sgretolata, ad ogni modo, il 68enne ha fatto un volo di 20 metri che gli è stato fatale.
Un tragico incidente è avvenuto oggi sulle Dolomiti del Brenta, precisamente nel settore ovest del Campanile Alto. Una cordata di due alpinisti si stava muovendo lungo la via Hartmann-Krauss, quando improvvisamente un appiglio avrebbe ceduto e il primo della fila è precipitato per oltre 20 metri fino ad arrivare al rifugio Tosa Pedrotti.
La vittima si chiamava Ermanno Salvaterra, era un appassionato di alpinismo ma anche un grande esperto di questa disciplina, che praticava regolarmente da anni con diversi amici. Il 68enne di Pinzolo è precipitato nella parte finale del tragitto, in modo così violento che i soccorritori giunti sul posto non hanno potuto fare nulla per salvargli la vita.
Il punto che insieme all’amico e cliente stava percorrendo si trova a un’altezza di 2.750 chilometri, l’altro uomo ha riportato solo alcune ferite lievi.
Sul posto sono giunti gli uomini del Soccorso Alpino, coadiuvati dall’elicottero perché questa area delle Dolomiti è abbastanza impervia. Recuperato già cadavere, è stato portato a Madonna di Campiglio.
Ermanno Salvaterra era diventato maestro di sci a soli 20 anni, mentre a 24 era guida alpina. Una passione coltivata fin da piccolo che poi è diventata un lavoro e che lo ha reso famoso a livello internazionale per le sue imprese.
Fra le scalate più importanti ricordiamo quelle sul Cerro Torre in Patagonia, impresa che gli valse il soprannome di “L’uomo del Torrè”, anche perché conosceva profondamente questi territori. A 11 anni ha compiuto la sua prima scalata, sulle Torri d’Agola.
L’uomo era nato proprio sul Brenta, dove la sua famiglia gestiva il rifugio “XII Apostoli” e dove l’attività alpinistica era stata particolarmente intensa fino alla tragedia avvenuta oggi in circostanze ancora da chiarire.
Sono giunti molti messaggi di cordoglio per l’alpinista. In un nota, la Società alpinisti tridentini (Sat) di Trento ha espresso vicinanza alla famiglia, ricordandolo con queste parole delle dalla presidente Anna Facchini: “Fin da giovanissimo con la sua famiglia ha passato le estati nel rifugio XII Apostoli per diventarne poi il gestore ufficiale fino al 2007. Non lo dimenticheremo mai”.
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