[didascalia fornitore=”altro”]Trapianto di cornea/Pixabay[/didascalia]
Non esistono soltanto i ‘grandi trapianti’, quelli di fegato, polmoni e cuore, che ti salvano la vita, esiste anche il trapianto di cornea: indicazioni, post operatorio, rischio di rigetto, come funziona quando a essere ‘sostituita’ è una piccola parte del nostro organismo? Sicuramente esistono sostanziali differenze, una su tutte il rigetto, che mette a rischio prevalentemente la cornea impiantata e non la vita del paziente. Nei paesi occidentali, il trapianto di cornea viene eseguito nella maggior parte dei casi per risolvere patologie congenite, anche ereditarie; nei paesi in via di sviluppo, invece, il trapianto è l’unica soluzione per curare esiti di patologie infettive. Il primo trapianto di cornea al mondo con esito positivo risale al 1905: è stato eseguito in Repubblica Ceca, da un medico di nome Eduard Zirm. Ma a ottenere i primi veri risultati brillanti è stato un chirurgo russo, Vladimir Filatov, nel 1931. Solo 5 anni dopo, nel 1936, un oftalmologo spagnolo, Ramon Castroviejo ha eseguto il primo intervento di cheratocono della storia. Zirm, Filatov e Castroviejo sono considerati i pionieri della chirurgia oculare. Scopriamo dunque sul trapianto di cornea, le indicazioni, i rischi post operatori, l’eventualità del rigetto e alcune informazioni utili circa l’invalidità.
Quali sono per il trapianto di cornea, le indicazioni all’intervento? Come accade per tutte le tipologie di trapianto, i medici specialisti arrivano a proporre a un paziente l’operazione, nel momento in cui l’organo è completamente inefficace a svolgere le funzioni alle quali è preposto. Quali sono dunque, le patologie che conducono al trapianto di cornea?
Esistono malattie congenite, traumi dovuti ad incidenti o esiti di gravi infezioni, che hanno portato la cornea a essere opaca o deformata, e che conducono a un progressivo deterioramento della vista. Le patologie che colpiscono la cornea, nella maggior parte dei casi, attaccano entrambi gli occhi, rendendo le persone affette quasi completamente cieche. Purtroppo i soggetti a essere maggiormente colpiti da tali patologie sono i giovani di età compresa tra i 15 e i 35 anni. Fortunatamente il trapianto di cornea non prevede limiti di età, può essere infatti eseguito sia in pazienti giovanissimi che anziani. Grazie al trapianto le persone possono tornare a condurre una vita decisamente migliore e con pochissime limitazioni. Vediamo schematicamente le principali patologie che necessitano assolutamente di un trapianto di cornea.
Tutte le patologie che generano una severa alterazione della trasparenza della cornea, come nel caso della cheratopatia bollosa, o della curvatura della cornea, come nel caso del cheratocono, e che conducono a una riduzione parziale o totale della vista. Qualora in tali situazioni non esista alcuna forma di cura, il trapianto rimane l’unica opzione terapeutica.
In caso di trapianto di cornea i donatori chi possono essere? Innanzitutto l’organo deve necessariamente provenire da un donatore deceduto. Nello specifico, tutte le persone comprese nella fascia d’età tra i 4 e i 79 anni possono essere potenziali donatori. Può donare la propria cornea anche chi ha problemi visivi, come la miopia o la cataratta.
Come avviene il trapianto di cornea da donatore deceduto? Oggi, il trapianto di cornea è un intervento di microchirurgia, che viene eseguito mediante l’utilizzo di un microscopio operatorio: il chirurgo ha l’onere di rimuovere la parte centrale della cornea malata e sostituirla con una cornea sana di un donatore deceduto. Il trapianto di cornea ha una durata compresa tra i trenta minuti e l’ora e mezza, può essere eseguito in anestesia generale o in anestesia locale. La degenza standard per questa tipologia di intervento è compresa tra uno e tre giorni. Solo qualche anno addietro, il trapianto di cornea era decisamente più impegnativo, si trattava infatti di una cheratoplastica perforante, ovvero un intervento in cui la cornea veniva sostituita per il suo intero spessore. La principale differenza con l’intervento attuale è che non viene più rimossa integralmente la cornea, bensì soltanto la parte anteriore o posteriore, in base alla patologia di cui il paziente è affetto. La nuova tecnica chirurgica si chiama cheratoplastica lamellare anteriore o posteriore. A differenza di quanto avveniva anni fa e di quanto ancora accade per il trapianto di tutti gli altri organi, il trapianto di cornea è un intervento programmabile con qualche giorno di anticipo, grazie a una buona disponibilità di cornee donate. Inoltre, grazie a una massiccia diffusione delle donazioni e delle attività di conservazione delle cornee sul territorio nazionale, l’Italia, oggi, è al primo posto della classifica europea per numero di cornee donate e trapiantate.
Da dove provengono le cornee utilizzate per i trapianti? Le cornee provengono rigorosamente da un’unica fonte, ovvero la Banca delle Cornee. Si tratta di centri strutturati su base regionale in Italia, che si occupano del prelievo delle cornee dai donatori deceduti che abbiano espresso il proprio consenso alla donazione degli organi, e della distribuzione delle stesse sul territorio di competenza, laddove esista la maggior priorità. Quando vengono prelevate dai donatori, le cornee vengono poi esaminate e controllate, per verificarne la fruibilità, se ritenute valide, vengono poi consegnate ai chirurghi che effettueranno l’operazione. Le cosiddette Banche degli Occhi sono strutture sanitarie assolutamente sicure, che hanno l’obbligo di operare secondo un sistema di distribuzione etico e trasparente, documentato e consultabile in ogni sua fase. Dovrà essere sempre garantita la disponibilità delle cornee, al di là di ogni discriminazione di tipo razziale, orientamento sessuale, religioso e politico.
Ma quali sono per il trapianto di cornea, le complicanze possibili durante l’intervento? La complicanza intraoperatoria più grave si verifica assai di rado e soltanto in caso di trapianto a tutto spessore (ovvero la tecnica meno utilizzata oggi): quando la cornea viene sostituita in toto, l’occhio rimane temporaneamente aperto, senza protezioni, in attesa dell’impianto. In questo frangente può verificarsi la cosiddetta emorragia espulsiva, un rischio quasi del tutto assente nel trapianto di cornea lamellare.
Quali sono invece, i rischi post trapianto di cornea? La complicanza principale e più importante è senza dubbio il rigetto, vediamo di seguito tutti i dettagli.
Come avviene per tutti i tipi di trapianti, anche per il trapianto di cornea il rigetto è il rischio post operatorio più grande e che può mettere in serio pericolo la salute del paziente e l’integrità dell’organo trapiantato. Purtroppo il rischio di rigetto dopo un trapianto di cornea esiste dal primo minuto a tutta la sua durata, è una di quelle complicazioni che non potrà mai ridursi totalmente a zero, tuttavia questa operazione ha un’alta percentuale di successo. E’ doveroso sottolineare che i rischi diminuiscono in caso di trapianto lamellare o trapianto di endotelio della cornea, poiché la quantità di tessuto trapiantato è minore, di conseguenza lo è anche il rischio di rigetto. La terapia farmacologica che ogni paziente deve assumere dopo un trapianto di cornea è a base di cortisonici che purtroppo, a loro volta possono generare come effetto collaterale, la formazione di una cataratta o un glaucoma. In caso di trapianto lamellare i tempi di assunzione della terapia antirigetto si riducono con notevoli benefici per la salute del paziente.
In caso di trapianto di cornea l’aspettativa di vita, qual è? In realtà, in caso di trapianto di cornea è più corretto parlare di quale sia la durata della nuova cornea: la longevità cambia in base alla tipologia di intervento che è stato eseguito. Il Dottor Luca Avoni spiega ampiamente sul suo sito lo scenario futuro per un paziente trapiantato di cornea: in caso di trapianto perforante, operazione in cui la cornea viene sostituita in tutto il suo spessore, attualmente non è possibile stabilire un numero preciso di anni di durata del nuovo organo. Esistono casi di cornee perfettamente funzionanti dopo 40 anni. Tuttavia vanno considerate le patologie che hanno portato il soggetto al trapianto, le eventuali altre alterazioni oculari associate, nonché il naturale decadimento delle cellule endoteliali nel tempo.
Nel caso invece di intervento di cheratoplastica lamellare anteriore: in passato tale tecnica offriva risultati inferiori rispetto alle aspettative, tuttavia da una decina d’anni, grazie all’introduzione di tecniche all’avanguardia, il problema sembra essere stato superato. Oggi, tali tecniche rappresentano la soluzione d’elezione per patologie quali il cheratocono. In questo tipo di operazione, il paziente conserva il suo endotelio, eliminando di conseguenza il rischio di rigetto endoteliale. Rimane naturalmente invariato il rischio di decadimento fisiologico, dovuto agli anni che passano.
Come funziona l’invalidità dopo un trapianto di cornea? La questione è piuttosto complicata: come abbiamo spiegato in precedenza la maggior parte dei casi di trapianto di cornea è legato principalmente a due patologie, il cheratocono e la cheratopatia bollosa. Entrambe, una volta eseguito l’intervento chirurgico, non sussistono più, pertanto non è possibile chiedere alcun aggravamento di una invalidità civile preesistente, né di fatto chiederne una nuova in caso il paziente non ne fosse in possesso. Purtroppo la situazione riguardante l’invalidità civile in caso di trapianto di cornea non è affatto chiara e definita, è possibile infatti che le commissioni INPS facciano valutazioni contrastanti. Il nostro consiglio è quello di farsi affiancare in questo delicato iter burocratico da qualche associazione affidabile e competente in materia.
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