[didascalia fornitore=”altro”]Trapianto di feci/Pixabay[/didascalia]
Il trapianto di feci in Italia è una nuova tecnica, ancora in fase sperimentale, che a livello teorico ha tutte le caratteristiche per essere rivoluzionaria, e a livello pratico ha già mostrato risultati molto sorprendenti. E’ proprio grazie al ‘Fecal microbiota transplantation’, che il reparto Malattie Infettive dell’ospedale San Gerardo di Monza mira all’obiettivo ambizioso di ‘decolonizzare’ il tratto gastro-intestinale nei pazienti affetti da Klebsiella Pneumoniae Carbapenemasi-produttrice (KPC), un battere saprofita, multiresistente ai trattamenti antibiotici, responsabile di gravi forme di sepsi sistemiche, potenzialmente letali. Ma non solo, l’obiettivo è quello di riuscire a contrastare le principali infezioni croniche multiresistenti, tipiche di patologie intestinali, quali il Morbo di Crohn, la Sindrome del Colon Irritabile, la Colite Ulcerosa e la Colite Pseudomembranosa.
L’ospedale monzese si è occupato nello specifico dell’infezione da KPC (Klebsiella Pneumoniae Carbapenemasi-produttrice), risultata resistente a tutti gli antibiotici nel 50% dei casi: per i pazienti affetti da tale infezione, il trapianto fecale potrebbe rappresentare una concreta speranza di sopravvivenza. L’Italia, al fianco della Grecia e del Portogallo, risulta uno dei Paesi più colpiti da questo tipo di infezione. A tal proposito, Andrea Gori, responsabile della sperimentazione, direttore del Dipartimento di medicina interna e dell’U.O. malattie infettive dell’Ospedale San Gerardo di Monza, ha spiegato: ‘Lo studio ha preso avvio dall’osservazione del forte aumento di infezioni multi-resistenti causate dal batterio KPC sul nostro territorio. Un’infezione che ha un tasso di mortalità nei pazienti immunodepressi di circa l’80%, ed estremamente difficile da eradicare. Si fatica a decolonizzare il paziente una volta contagiato: in realtà non si eradica l’infezione pressoché mai. Inoltre, l’infezione colpisce i pazienti più fragili, come chi è immunodepresso o ha subito recentemente un trapianto’. Lo studio monzese, condotto su 25 pazienti affetti da KPC, ha avuto successo sul 50% dei casi: i batteri che erano resistenti ai più potenti antibiotici, sono stati debellati. Risultati che paiono incoraggianti, ma che in realtà, secondo i medici dell’Ospedale San Gerardo, dovranno essere confermati su un campione più ampio di pazienti e per un periodo di tempo più lungo.
Partiamo dalle basi: cos’è il trapianto di feci? Detto anche batterioterapia fecale, infusione di probiotici umani o trapianto di microbioma fecale, è una tecnica medica non farmacologica, tuttora in fase sperimentale, che al momento ha mostrato notevoli risultati in soggetti affetti da Colite Pseudomembranosa provocata dal Clostridium difficile; ma anche in presenza del Morbo di Crohn della Colite Ulcerosa. L’obiettivo di tale trattamento è quello di contrastare infezioni prodotte da batteri multiresistenti agli antibiotici, ripristinando una sana flora microbica, attraverso la reintroduzione di un microbiota umano sano, prelevato da feci di un donatore sano.
Il trapianto di feci consiste nell’infusione di una sospensione fecale da un individuo sano all’apparato gastro-intestinale di un paziente affetto da infezioni multiresistenti appunto dell’intestino. La ratio è quella di riportare alla normalità il microbiota intestinale del paziente, riducendo la disbiosi intestinale. Il trapianto fecale ha ragione di essere impiegato in tutti quei soggetti che sono affetti da infezioni multiresistenti, quali ad esempio la rettocolite ulcerosa, il Morbo di Crohn, la Colite Pseudomembranosa, etc…
Il trapianto fecale rappresenta dunque, una valida prospettiva terapeutica per le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, tra le quali si annoverano il Colon Irritabile, la Colite Ulcerosa, il Morbo di Crohn e le cosiddette ‘coliti indeterminate’: hanno un’incidenza di 7-12 nuovi casi ogni 100.000 persone, possono insorgere a qualsiasi età, tuttavia risultano più frequentemente nei pazienti tra i 15 ed i 30 anni ed in quelli tra i 50 ed i 70 anni, inoltre sono più frequenti nei paesi del Nord Europa. Tuttavia negli ultimi anni è aumentato considerevolmente il numero di pazienti anche nell’Europa mediterranea, e il numero di pazienti pediatrici. Il quadro clinico delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali è estremamente variabile e sovente manifestano una sintomatologia estremamente lieve. La caratteristica principale è rappresentata da un’infiammazione cronica della mucosa dell’intestino, che in determinati periodi può sfociare in severe complicazioni. Sia il Morbo di Crohn che la Colite Ulcerosa sono entrambe patologie ad andamento cronico, che presentano periodi di latenza, alternati a picchi di riacutizzazione. I sintomi principali del Morbo di Crohn sono inizialmente diarrea e dolori addominali localizzati principalmente nella parte inferiore destra dell’addome, mentre quelli della Colite Ulcerosa sono diarrea, presenza di sangue e muco nelle feci, anemia e sensazione di incompleta evacuazione. Nelle fasi acute della malattia possono presentarsi stati di malessere generale come dimagrimento, stanchezza, inappetenza e febbre. I sintomi del Colon Irritabile invece, sono principalmente: sensazione di fastidio addominale, irritazione alla regione ano-rettale, gonfiore e alterata funzionalità intestinale. Per tutte queste patologie intestinali il trapianto fecale, stanti i risultati ottenuti sinora, rappresenta una valida opzione terapeutica.
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