La Corte di Cassazione ha deciso di assolvere gli ex ufficiali del Ros e l’ex senatore Marcello Dell’Utri, confermando la decisione della Corte d’Assise di Palermo di due anni fa e mettendo così fine al processo sulla trattativa Stato-Mafia. I giudici hanno inoltre cambiato la formula d’assoluzione.
Tutti assolti, è quanto ha deciso la Corte di Cassazione, che ha assolto l’ex senatore Marcello Dell’Utri e gli ex ufficiali dei Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno. Prescritte anche le posizioni dei boss mafiosi condannati in primo e secondo grado Antonino Cinà e Leoluca Bagarella. Una sentenza quindi che ribalta quella della Corte d’Assise d’ Appello di Palermo, rispedendo al mittente le richieste della Procura generale.
La sesta sezione della Corte di Cassazione ha assolto gli ex ufficiali dei Carabinieri Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, cambiando la motivazione in “non aver commesso il fatto”, anziché “perché il fatto non costituisce reato”.
Il reato in oggetto era violenza e minaccia a un corpo politico dello Stato, ovvero la presunta trasmissione ai Governi di allora, quello Amato e Ciampi, delle condizioni della mafia: il blocco delle stragi in cambio di condizioni carcerarie migliori ai loro esponenti.
Per i giudici i tre ufficiali dell’Arma non hanno commesso il fatto, di conseguenza la minaccia è diventata “solo” tentata, da parte dei mafiosi Bagarella e Cinà, quest’ultimo medico di Totò Riina che aveva fatto da “corriere” della lista delle richieste di Cosa Nostra allo Stato per fermare gli attentati. Ciò ha portato quindi alla prescrizione delle loro condanne.
Confermata invece la sentenza per Marcello Dell’Utri, che anche la Procura aveva richiesto ai giudici, ovvero l’assoluzione per non aver commesso il fatto, che diventa quindi definitiva per l’ex senatore.
La vicenda scatenante il processo che oggi ha visto assolti tutti gli imputati risale al 1992 e 1993, ovvero ad alcuni tra gli anni più bui del nostro Paese, quello in cui ci iniziarono le stragi non solo di Capaci e Via d’Amelio, ma anche quelle a Milano o Firenze.
L’accusa, quella da parte dei vertici del Ros di aver comunicato allo Stato le disposizioni per il cessate alle bombe da parte di Cosa Nostra. La Corte di Cassazione si doveva esprimere sulla sentenza della Corte di Assise, che aveva ribaltato quella del primo grado, di fatto assolvendo buona parte degli imputati.
Una decisione impugnata dalla Procura generale nella persona della procuratrice Livia Sava e i sostituti, che ne avevano chiesto l’annullamento: “La Corte di Assise di appello ha contraddittoriamente ed illogicamente assolto Subranni, Mori e De Donno” avevano scritto nelle motivazioni.
Mentre sulla posizione di Dell’Utri avevano dichiarato come “non è dato comprendere perché si sia tenuto per sé il messaggio ricattatorio dei vertici mafiosi non riportandolo al destinatario finale, che era colui per il quale si era interessato per la tessitura di un accordo elettorale”. Oggi le loro richieste sono state infine respinte dalla Suprema corte, che ha deciso di chiudere il processo con l’assoluzione per tutti gli imputati.
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