Sulla questione salario minimo, tema che è in questi giorni al centro del dibattito nostrano e comunitario, interviene anche Pasquale Tridico, il presidente dell’Inps.
L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (Inps), mediante le dichiarazioni del direttore Tridico, appoggia l’introduzione della garanzia legislativa, da inserire in un piano più strutturato di rivitalizzazione economico-welfaristica.
Il presidente dell’ente previdenziale riflette sul valore ed effetto a lungo termine dell’introduzione in Italia del compenso minimo certificato per legge.
Dopo l’approvazione in sede europea della direttiva che invita gli stati membri a dotarsi del provvedimento suddetto, pur lasciando ai singoli organi nazionali la quantificazione del dispositivo, arriva il parere del dirigente calabro.
Secondo Tridico il salario minimo costituisce un elemento importante per la tenuta nel tempo del sistema previdenziale della Penisola.
Difatti è ormai nota la crisi demografica del Bel Paese, la nazione più anziana del pianeta dopo il Giappone, la quale crisi non è sopperita da apprezzabili flussi migratori, in particolar modo di manodopera specializzata o altamente formata.
In conseguenza di ciò, all’aumentare dei pensionati, i lavoratori attivi non saranno in grado di sostenere con le proprie tasse il sistema di welfare dello stato. Invero attualmente la fascia di età mediana è la più popolosa: quando quest’ultima terminerà di versare i suoi oneri verso la repubblica, i nuovi impiegati non riusciranno, stanti gli attuali numeri, ad elargire sufficienti fondi per tutelare le pensioni di quella che continuerebbe ad essere la maggioranza della cittadinanza (soltanto che a quel punto questo gruppo non apporterebbe più fondi al pubblico, bensì ne sottrarrebbe).
Stante il quadro appena descritto, Tridico afferma l’importanza di una più alta retribuzione al fine di generare maggiori contributi e tasse, ciò a vantaggio delle future pensioni, oltre a garantire ai giovani maggiore indipendenza economica.
Il capo dell’Inps vede quindi favorevolmente l’intensificarsi del dibattito a livello di politica nazionale, poiché è proprio questo ramo del potere statale che deve gettare delle basi condivise di intervento, le quali assicurino la costruzione di una solida struttura previdenziale per gli anni a venire.
Tridico illustra il suo piano volto a salvaguardare il sistema pensionistico e di welfare ottemperando al contempo al dettato costituzionale che proclama la proporzionalità e dignità del compenso in rapporto al lavoro svolto (Costituzione Italiana, art. 36).
Prima di tutto sarebbe necessario cementare la contrattazione collettiva dei contratti nazionali, garantendo equi salari; in secondo luogo si dovrebbe disboscare la selva, oramai infestante, di sigle sindacali al fine di ricreare quelle entità di massa portatrici di un forte potere negoziale; per ultimo un valore legislativo di retribuzione minima per tutti gli occupati (il salario minimo).
Inoltre per il direttore dell’ente previdenziale tali pilastri non escludono un provvedimento quale il taglio del cuneo fiscale professato con veemenza da Confindustria.
Naturalmente le indicazioni del responsabile Inps non vogliono sopperire al decisore politico, tuttavia questi ha ritenuto importante sottolineare gli effetti a lungo termine, soprattutto per pensioni e giovani, delle direttive che saranno adottate in sede parlamentare.
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