Alejandro Augusto Stephan Meran, nel 2019, sparò e uccise due carabinieri all’interno della Questura di Trieste. Ora, la sentenza della Corte d’Appello d’Assise ha confermato l’assoluzione del ragazzo per vizio di mente.
La Corte d’Appello, dunque, ha confermato la precedente sentenza della Corte d’Assise di Trieste, assolvendo Meran dal reato di omicidio di due poliziotti. La motivazione è che l’uomo, al momento dei fatti, è stato ritenuto incapace di intendere e di volere.
I genitori delle vittime si sono espressi molto contrari alla sentenza.
Alejandro Augusto Stephan Meran è stato assolta dalla Corte d’Appello D’assiste per il reato di omicidio nei confronti di due agenti della polizia della Questura di Trieste. La motivazione fornita dai giudici è che l’uomo, al momento dei fatti non era capace di intendere e di volere.
Il ragazzo uccise i due poliziotti, Pierluigi Rotta, 34 anni e Matteo Demenego 31 anni con sette colpi di pistola totali. La tragedia è avvenuta il 4 ottobre 2019 all’interno della Questura di Trieste.
Già la corte D’Assise assolse il ragazzo, sulla base di una perizia medica che lo ha definito “viziato mentalmente”.
Ciò vuol dire che già allora, secondo i giudici, il ragazzo al momento dei fatti non era capace di intendere e di volere.
Infatti, il professore di psicologia clinica della Sapienza di Roma, Stefano Ferracuti, affermò:
“La condotta costituente reato è stata attuata all’interno di una condizione mentale caratterizzata da un delirio persecutorio, di pregiudizio e di onnipotenza, ponendosi in nesso di casualità diretto con la patologia psicotica in atto e tale da escludere totalmente la capacità di volere”.
Ora, la Corte d’Appello ha confermato la sentenza di assoluzione sulla base della stessa perizia su cui si è fondata quella precedente.
Il giovane, dunque, dovrà scontare la sua “pena” in una residenza sanitaria per circa 30 anni.
Meran, assassino dei due poliziotti di Trieste, è stato dunque assolto anche in Appello per “vizio totale di mente” e dunque non sconterà la pena in un carcere penitenziario, ma al contrario in una clinica.
Questa ha suscitato l’indignazione di diverse persone vicine alle vittime, in particolare dei familiari.
A tal proposito, Fabio Demenengo, padre di una delle due vittime ha affertato:
“Siamo stanchi, siamo stanchi di sentire queste scuse”.
Aggiungendo che la parola assoluzione è quella che meno si vorrebbe sentire nei confronti di un assassino, ma che ormai l’unica cosa che possono fare i familiari è andare avanti.
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