Recensioni di un albergo chiuso dal 2007, commenti positivi per il ristorante specializzato in hamburger che serve anche quello con le “uova di gallo”. Federalberghi si scaglia contro Tripadvisor, il celebre sito di recensioni americano, dopo aver scovato recensioni false e vere e proprie bufale disseminate nel portale. Le critiche al sito non sono mai mancate, ma questa volta l’associazione che unisce gli albergatori italiani va più a fondo e cita lo studio di Gartner, noto centro di ricerca statunitense, che stima le bufale tra il 10 e il 14% delle recensioni pubblicate. “ Se TripAdvisor pubblica più di cento milioni di recensioni, quasi quindici milioni sono truccate”, sottolinea la Federalberghi. Immediata la difesa del sito che ha provveduto a cancellare la recensione sull’hotel chiuso da anni: l’episodio però costringe gli utenti a prestare sempre maggiore attenzione.
A scatenare l’offensiva della federazione degli albergatori è stata la pubblicazione lo scorso giugno di una recensione sull’hotel Regancy a Roma da parte dell’utente Giuseppe M., di Santo Stefano d’Aspromonte. “Il primo impatto visivo non è piacevole, con le catene e i lucchetti alle porte e l’intonaco scrostato. Ma a lungo andare ci si fa l’abitudine. L’assoluta mancanza di personale e di altri ospiti lasciano presupporre che nessuno disturberà i vostri sonni tranquilli nella calda estate romana”, si legge nel post. Già solo il testo, in rapporto anche al voto di 3 su 5, fa emergere qualche sospetto; se poi ci aggiungiamo che l’hotel è chiuso dal 2007, ecco scoperta la bufala.
Federalberghi attacca Tripadvisor, rea di non effettuare alcun controllo su quanto viene pubblicato. Prova ne è, secondo la federazione, che c’è un altro post relativo al Regancy risalente al 2013, dove l’utente “commentava le caratteristiche dell’ascensore, del wi-fi e del personale”.
Il post è stato cancellato dal sito dopo la segnalazione, ma non è la sola accusa che viene rivolta a Tripadvisor. L’Antitrust ha infatti aperto la scorsa primavera un’istruttoria sulle bufale di Tripadvisor, Expedia e Booking e sulla clausola detta “parity rate”, cioè la clausola che vieta agli hotel di pubblicizzare prezzi più bassi di quelli esposti nei portali, per “prativa lesiva della concorrenza”.
Dal suo canto, Tripadvisor si difende dalle accuse di Federalberghi. Le recensioni false sono una minima parte, dice l’azienda che assicura di aver messo in campo ogni sistema e un team dedicato alle frodi e ai truffatori. “I numeri del nostro sito sono garanzia di onestà. Con 170 milioni di recensioni e opinioni e 100 contributi al minuto la community rappresenta di per sé una forza autoregolamentata”, spiega la società. “La ricerca di Gartner risale a due anni fa e non include nessun dato ufficiale o interno di TripAdvisor”, ribatte in merito allo studio citato da Federalberghi. Prova della buona volontà è proprio la cancellazione del post incriminato. “Abbiamo investigato lo stato di questo hotel ed essendo stato confermato che la struttura è stata chiusa definitivamente l’abbiamo rimossa dal nostro sito. Aggiorniamo regolarmente e incrementiamo le strutture sul nostro sito e invitiamo la nostra community di viaggiatori e i proprietari a segnalarci qualunque dettaglio non corretto”, conclude la nota.
La battaglia di Federalberghi ora passerà all’Antitrust a cui si è rivolta per obbligare TripAdvisor ad avere misure adatte contro gli abusi a danno dei consumatori. L’associazione sta raccogliendo le prove da portare all’Antitrust e invita sia i consumatori che gli albergatori a segnalare eventuali disservizi, anche perché una sola recensione falsa può rovinare la reputazione di una struttura e creare disagi ai clienti.
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