Andare al ristorante o al bar e scappare quando è il momento di pagare il conto: sembra questa una nuova truffa sempre più dilagante, una tendenza che è stata registrata in molti casi e che mette in difficoltà chi si occupa del settore. A denunciare la situazione è stato Marcello Fiore, direttore della federazione italiana pubblici esercizi, che ha fatto notare come si hanno strumenti limitati per intervenire in questo genere di situazioni. La capacità è quella di cogliere l’attimo, per diversi truffaldini, che scappano a gambe levate nel momento in cui sanno quando devono pagare, dopo aver fatto la loro consumazione.
E non c’è proprio niente da fare, perché difficilmente si riesce ad acciuffarli. I ristoratori fanno notare che non è neanche possibile trattenere il cliente contro la sua volontà, perché si andrebbe incontro al reato di sequestro di persona. Bisogna solo aspettare le forze dell’ordine, ma, nel frattempo, i clienti se la danno a gambe.
Gli scrocconi in serie
In alcuni casi si ha a che fare con veri e propri truffatori seriali. E’ il caso, ad esempio, di un signore sulla cinquantina, attivo sul litorale della laguna veneziana. E’ un insospettabile, perché fa discorsi molto eleganti e si veste in modo distinto. Dopo aver pranzato chiede di pagare in un conto unico prenotando un tavolo per la sera, ma poi non si presenta più.
Un altro caso è quello della ragazza che si aggira nella zona dei Navigli milanesi. Di solito questa ragazza è assetata, passa, vede un bicchiere pieno sopra il tavolo, lo prende e scappa. Alcuni (rappresentano circa il 40% dei casi) sfruttano a loro vantaggio la legge che tutela i non fumatori. Escono per andare a fumare (almeno così dicono), ma è soltanto una scusa per poi sparire e non pagare nulla.
Il reato
In realtà tutto questo rientra perfettamente all’interno del reato di insolvenza fraudolenta. I gestori dei ristoranti o dei bar non sanno che fare e spesso non sporgono nemmeno querela. Ci sono anche i cosiddetti stagionali, che sfruttano il fatto di non essere conosciuti in zona e approfittano della situazione perché sono soltanto dei turisti. Tra l’altro il ristoratore non può procedere nemmeno all’identificazione di chi non paga, perché quest’ultima azione spetta al pubblico ufficiale.
Come difendersi
I consigli su come difendersi da questa truffa arrivano direttamente da Matteo Musacci, rappresentante dei pubblici esercizi della Fipe giovani. Nei suoi locali adotta la tecnica della sensibilizzazione del personale e gli strumenti offerti dalla tecnologia digitale. Bisognerebbe dotarsi di un software, che permetta di tenere sotto controllo tutti i tavoli, anche quelli più lontani dalla cassa. Nemmeno così, comunque, si riesce a rimediare del tutto al problema. E’ lo stesso Matteo Musacci a spiegare che, anche con questi mezzi di difesa, una percentuale che va dal 3% al 5% delle entrate va persa. Certe volte si ha a che fare anche con nullatenenti, per i quali procedere ad una multa o ad un pignoramento significa non ottenere lo stesso nulla.
Photo credit: Jeff Kubina