Altra truffa ai danni dello Stato a causa del reddito di cittadinanza, l’ennesimo caso scoperto dalle forze dell’ordine. Il fattaccio pare sia avvenuto a Chioggia, una cittadina alle porte di Venezia, un uomo di 49 anni è stato condannato a due anni e due mesi perché non avrebbe dichiarato il reddito della coniuge di circa 150 mila euro per poter ottenere il sostegno economico.
Secondo gli uomini della Guardia di finanza, che si sono occupati delle indagini, il furbetto chioggiano, onde evitare di perdere il sussidio non avrebbe dichiarato di avere svolto delle attività lavorative retribuite.
Altro giro, altra corsa. Atra truffa a causa del reddito di cittadinanza. In questi giorni sono parecchie le truffe che sono state scoperte da Nord a Sud. L’ultima arriva da Chioggia, una cittadina con poco più di 47 mila abitanti vicino Venezia.
Un uomo di 49 anni è stato condannato a due anni e due mesi di prigionia perché non avrebbe dichiarato il reddito della moglie che ammontava complessivamente a circa 150 mila euro; inoltre, il furbetto, avrebbe lavorato saltuariamente, in imprese di ristorazione stagionale favorendo il lavoro nero per non perdere il reddito di cittadinanza.
L’uomo, residente a Chioggia, si è giustificato alla Guardia di finanza che ha seguito le indagini, di non sapere nulla di quanto guadagnasse la moglie e per tale motivo ha richiesto il sostegno economico illecitamente.
Non è la prima truffa che viene sventrata dalla Guardia di finanza di Chioggia riguardante il reddito di cittadinanza. Sarebbe il secondo caso in meno di 12 mesi. La prima nella scorsa primavera nella quale sono state denunciate 100 persone tra Chioggia e Jesolo, poiché avrebbero percepito ingiustamente somme di quasi un milione di euro.
Questa volta è il turno di un uomo di 49 anni, condannato a una pena di 26 mesi dal giudice del tribunale di Venezia. Nella sentenza è stata riconosciuta la violazione dell’articolo 7, comma primo, del decreto legge numero 4 del 28 gennaio 2019.
Le ricerche sono state svolte minuziosamente dalle forze gialle, i quali grazie a dei controlli incrociati del caso con le banche dati in cui sono riportati i nomi dei soggetti dei richiedenti e dei percettori del sussidio economico e altre riguardanti le notifiche circa i contratti di lavoro e versamenti di contributi presso le casse previdenziali, hanno sventrato il furbetto che non ha dichiarato il reddito di 150 mila euro percepito dalla moglie.
Il giudice penale del tribunale di Venezia ha emesso una sentenza, condannando il chioggiano di 49 anni a una pena di 26 mesi:
“Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio (di cui all’articolo 3 dello stesso dl), rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omette informazioni dovute, è punito con la reclusione da due a sei anni”.
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