Un falso incidente stradale, la corsa in ospedale per salvare il bambino che portava in grembo, l’aborto e la morte del feto: in realtà era un piano terribile solo per intascare i soldi dell’assicurazione. È accaduto a Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza, dove la Procura di Castrovillari ha ottenuto i domiciliari per Stefania Russo, 37 anni, la donna che si è volutamente procurata un aborto al settimo mese di gravidanza con la complicità di alcuni medici, solo per riscuotere gli 80mila euro dell’assicurazione. La vicenda è stata scoperta nell’ambito delle indagini sull’inchiesta “Medical Market” che ha fatto scattare sette provvedimenti cautelari e 144 avvisi di garanzia per una serie di truffe a danni di società assicurative.
Gli inquirenti erano sulle tracce di medici e sanitari sospettati di aver messo in piedi una vera e propria organizzazione per falsificare cartelle cliniche ed esami in modo da truffare le assicurazioni o ottenere invalidità permanenti. Per questo hanno messo sotto controllo i telefoni dei sospettati, tra cui quello del dottor Sergio Garasto, 54 anni, personaggio noto a Corigliano anche per essere stato più volte candidato per il Comune e la Regione nelle fila del centrodestra.
Ascoltando le telefonate, gli agenti hanno scoperto la truffa dell’orrore che ha portato agli arresti domiciliari la donna e il medico, oltre ad altri complici.
A maggio 2012 Stefania Russo, già madre di un bambino, si reca all’ospedale calabrese, sostenendo di avere forti dolori a seguito di un incidente stradale. Sia lei che il feto stanno bene e viene rimandata a casa. Una decina di giorni dopo, la donna ritorna nella struttura medica, replicando la scena: questa volta però in servizio c’è il dottor Garasto che certifica l’espulsione del feto e l’aborto in corso. Il cordone ombelicale è ancora attaccato, il bimbo nasce prematuro, respira per qualche minuto, poi muore.
In realtà, come certificheranno i periti e le indagini, non c’è stato nessun trauma da incidente: l’aborto “è stato procurato farmacologicamente e/o chirurgicamente” e la morte è avvenuta per “arresto cardiorespiratorio da insufficienza cardio-respiratoria acuta” di un feto che era “normo-conformato, vivo e vitale” solo “conseguente ad aborto procurato”.
Tutta una messinscena che avrebbe dovuto portare a un risarcimento di 80mila euro, facendo passare il decesso del bimbo a seguito di un incidente stradale mai avvenuto. Per la vicenda ora sono finite ai domiciliari la donna e il medico, accusati di infanticidio e truffa: oltre a loro sono stati posti ai domiciliari un’amica di quest’ultima, Nunziatina Falcone, che ha finto di soccorrerla dal falso incidente.
Fermati anche l’avvocatessa Francesca Berardi (sospesa dall’attività forense per due mesi), Pietro Andrea Zangaro, uomo vicino alle cosche di Corigliano Calabro, e altri medici e periti: secondo l’accusa avrebbero messo in piedi un sistema collaudato per truffare le assicurazioni e intascare risarcimenti fasulli senza fermarsi davanti a nulla. Anche davanti a una vita che stava per nascere.
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