Truffe online, da Facebook a Skype il ricatto corre sul web

Ricatti per 100, 200 o 300 euro perché un video hard della nuova amica trovata su Facebook o Skype non finisca in rete, postato magari sui profili di amici e parenti. È la nuova truffa che sta imperversando sul web e che usa i social network e gli strumenti della comunicazione online per estorcere denaro. Si inizia con un primo contatto in chat: una richiesta d’amicizia, lo scambio di qualche foto, ci si collega un webcam, i toni diventano sempre più caldi, con lo scambio di video e foto hard finché scatta il ricatto. Il truffatore a quel punto getta la maschera e svela le reali intenzioni: paga, altrimenti le immagini e le conversazioni hard finiscono in rete.

Le segnalazioni sono aumentate negli ultimi mesi: nelle province di Trento e Bolzano la Polizia Postale ha ricevuto venti denunce solo nell’ultima settimana, ma altri casi sempre più numerosi arrivano da tutta Italia.

Di norma i truffatori chiedono cifre piccole, da 100 fino a un massimo di 300 euro: una volta pagato il riscatto, si riceve la notifica della cancellazione del video e delle foto. Secondo le autorità postali, gli autori della truffa nella maggior parte dei casi non insistono dopo il pagamento: non puntano una sola vittima, vessandola nel tempo, ma preferiscono agire su più fronti, inoltrando numerose richieste con ricatti di piccola entità in modo da intascare il più velocemente possibile.

La tattica è ormai consolidata. Il primo contatto avviene in chat da parte di ragazze molto carine che dichiarano di cercare nuove amicizie. Si va avanti per qualche tempo, poi il tenore del discorso cambia. A questo punto la ragazza manda foto e video hard, chiedendone di simili in cambio, oppure avvia una conversazione in webcam e inizia a spogliarsi, invitando l’amico a fare altrettanto. In entrambi i casi, il risultato è lo stesso: una volta ottenute immagini compromettenti, scatta il ricatto.

Chi cade nella trappola preferisce pagare subito pur di non avere foto e video hard in rete, anche perché la trafila per la denuncia e il ritiro dei documenti dai social network è lungo e passa per l’azione di un magistrato. Il primo passo per evitare di essere truffati, spiegano le autorità, è stare attenti a chi si dà amicizia anche online: i rapporti virtuali spesso si possono trasformare in incubi reali.

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