L’ex presidente degli Stati Uniti d’america Trump è stato condannato al risarcimento di un milione di dollari per aver intentato una causa contro Hillary Clinton. La causa risale al 2016 e l’ex capo di Stato ha visto respingere definitivamente ieri le accuse mosse alla leader e all’ Fbi da un giudice federale che ha addirittura definito la denuncia un manifesto politico.
Nonostante Trump sia passato in, leggero secondo piano, dopo il ritrovamento dei documenti riservati nella residenza dell’attuale presidente Biden, emerge nuovamente la causa che fece il tycoon contro Clinton, allora candidata alla Presidenza come leader democratica. Gli Stati Uniti stanno vivendo un momento particolare che vede una contrapposizione netta tra destra e sinistra su molte questioni tra cui quella dei migranti ma, a dire la verità, quello che preoccupa ora la comunità statunitense e il fatto di essere arrivati al limite massimo del debito Usa. In tutto ciò però rimane sempre e comunque protagonista, suo malgrado, Donald Trump che, questa volta, è costretto a risarcire Hillary Clinton per una denuncia che è considerata senza fondamenta.
La causa è rivolta principalmente all’ ex candidata democratica Clinton che corse non opposizione ai repubblicani alle presidenziali del 2016.
L’ex Presidente Donald Trump ha intentato una causa Federale contro la sua rivale Hillary Clinton e contro il comitato nazionale democratico che fu accusato di aver cospirato maliziosamente, portando avanti accuse che vedevano il il leader di destra di fatto cospirare con la Russia.
La causa avanzata contiene 108 pagine dove viene affermato che Clinton e il DNC: “hanno lavorato insieme con un unico scopo egoistico: diffamare Donald J. Trump”.
La suddetta causa è stata archiviata presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto meridionale della Florida e ha accusato inoltre gli imputati di attuare: “‘ricerche sull’opposizione’, ‘analisi dei dati’ e altri stratagemmi politici” per influenzare la fiducia del pubblico.”
Il leader dei repubblicani sosteneva, inoltre, che Clinton e i suoi collaboratori avessero violato i server della Trump Tower, dell’appartamento privato di Trump e della Casa Bianca per trovare elementi capaci di distruggere la vita e la carriera politica dell’ex presidente.
Già ai suoi esordi questa causa, intentata da Trump, era sembrata fuori luogo e infondata e il consigliere speciale Mueller che indagò sul legame tra Trump e la Russia aveva spiegato che non era possibile additare Trump come stratega insieme alla Russia dato che effettive prove, soprattutto concrete, non sono mai state trovate.
Nonostante non fossero state trovate prove di ciò che avevano sostenuto i democratici il consigliere speciale decise di non far decadere e quindi di non scagionare Trump da illeciti criminali.
Le ex presidente Usa ha spinto la questione in maniera che la causa contro Clinton potesse aumentare la sua visibilità e autorità e, nello stesso tempo, screditare i suoi oppositori politici, che in quel momento potevano essere molto pericolosi per il suo progetto futuro in politica.
La causa però ha ora raggiunto il suo epilogo e, di certo, non quello sperato da Donald Trump, dato che oltre ad essere considerata una denuncia infondata è stato anche obbligato a risarcire un milione di dollari nei confronti delle parti lese e chiamate a rispondere in tribunale punto tra cui, ovviamente, Hillary Clinton.
La causa intentata dall’ex presidente degli Stati Uniti Trump contro la candidata, all’allora, candidata alla presidenza del Paese Clinton è stata respinta ieri, 19 gennaio, da un giudice federale della Florida, che ha ritenuto che la denuncia avanzata dal legale dell’ex presidente “un manifesto politico di 200 pagine.”
Il giudice distrettuale degli Stati Uniti Donald Middlebrooks ha attuato anche un aspro rimprovero alle affermazioni di Trump e ha precisato che la causa conteneva: “evidenti carenze strutturali” e che molte delle “caratterizzazioni degli eventi non sono plausibili”.
Middlebrooks ha anche precisato che, a suo avviso, la causa sia stata utilizzata come sfogo da Trump per esprimere la sua opinione, colpendo l’opposizione ma senza uno sforzo legale che sia possibile legittimare.
Il giudice federale ha difatti pronunciato queste parole: “Questa Corte non è la sede appropriata”.
La causa conteneva in sostanza 108 pagine di accuse contro Hillary Clinton e l’ex direttore delle FBI James Comey ma non solo anche verso alti funzionari e questo perché secondo Trump avevano orchestrato e complottato insieme questa tattica, che poi ha portato poi ovviamente alla contromossa dei legali di Trump che hanno per l’appunto orchestrato questa denuncia affermando che i suoi oppositori hanno: “lavorato insieme con un unico scopo egoistico: diffamare Donald J. Trump”.
Come sopracitato Robert Muller non trovo prove del fatto che la campagna elettorale di Trump sia stata coordinata insieme al governo di Mosca. Ma ha notato che, obiettivamente, la campagna ha beneficiato dall’interferenza della Russia.
Il Consulente speciale non ha ritenuto possibile concludere sul fatto che Trump avesse ostacolato le indagini ma i pubblici ministeri hanno riferito però che: “molteplici atti del presidente che erano in grado di esercitare un’influenza indebita sulle indagini delle forze dell’ordine”.
Precisando inoltre che gli sforzi: “sono stati per lo più infruttuosi … in gran parte perché le persone che circondavano il presidente si sono rifiutate di eseguire gli ordini o di aderire alle sue richieste”.
L’avvocatessa di Trump Alina Habba ha dichiarato che, lei e il suo team legale, non sono d’accordo con la sentenza e ha precisato che la Corte ha espresso un’opinione: “piena di applicazioni errate della legge”.
Habba ha spiegato riferendosi al suo team legale che: “Ci muoveremo immediatamente per impugnare questa decisione“.
Ora il leader dei Maga utilizza la carta degli errori interpretativi e di giudizio della Corte per cercare di fare sembrare le accuse a suo carico inopportune e sbagliate.
Il documento della Corte riporta queste parole in merito al risarcimento che Trump dovrà versare: “L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e uno dei suoi legali, Alina Habba, sono stati condannati a pagare $ 938.000 per coprire le spese legali per i 31 imputati contro cui Trump ha intentato una causa, giudicata temeraria.Tra i convenuti chiamati in giudizio anche Hillary Clinton ($ 172.000) e l’ex direttore dell’Fbi, James Comey.”
Ora si attende la dichiarazione di Donald Trump che non tarderà ad arrivare.
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