Donald Trump e Apple, una storia che vede scintille e frizioni, con un pizzico di ipocrisia. L’ormai candidato repubblicano alle prossime elezioni presidenziali americane, si è più volte schierato contro l’azienda californiana con affermazioni piuttosto rumorose. Le più celebri? Lo scorso febbraio, quando Cupertino aveva chiuso la porta in faccia all’FBI per lo sblocco dello smartphone del terrorista della strage di San Bernardino, il tycoon aveva dichiarao senza mezzi termini: “Boicottiamo la Apple finchè non sblocca l’iPhone del killer di San Bernardino“. Prima si era spinto addirittura oltre promettendo di fare tutto ciò che avrebbe potuto per costringere Apple a “Costruire quei maledetti computer nel nostro paese e non in Cina”. Ok, ma la coerenza? Trump ha infatti nelle tasche azioni dei “rivali” per un valore di circa un milione di dollari.
Ricordate la vicenda dell’iPhone 5C del killer di San Bernardino che la Apple rifiutò di sbloccare per l’FBI creando un caso diplomatico interno? Ebbene, alla fine i “potenti” mezzi dell’intelligence statunitense riuscirono nell’impresa, ma Cupertino rimase arroccata sulle proprie posizioni. Donald Trump non le mandò a dire, come suo solito, e promosse di boicottare la società californiana fino al momento in cui avrebbe ceduto. È stata solo una delle tante uscite del magnate contro il colosso guidato da Tim Cook. Un mese prima, in Gennaio, aveva proposto un modo per combattere le aziende americane con sede produttiva in Cina (un altro dei suoi nemici giurati).
Aveva infatti proposto di alzare una tassa del 35% per scoraggiare la produzione in Cina visto che tutti i vantaggi di una manodopera locale più abbordabile sarebbero stati azzerati dal carico aggiuntivo. Naturalmente, Apple era il primo bersaglio: “Quando diventerò presidente farò sì che Apple costruirà i suoi dannati computer in questo paese invece che in altri“. Tim Cook, AD Apple, aveva poi risposto a una domanda su Trump affermando che “Non ho mai parlato con lui, non so cosa pensi. Ma credo che Apple sia una grande società americana che solo in questo paese sarebbe potuta diventare ciò che è“.
Una bella staffilata a Trump che ha fatto dell’americanità spinta il suo cavallo di battaglia. Fosse solo questo: il tycoon dal capello rossastro non brilla certo per coerenza e lo dimostra anche in questa situazione: forse non tutti sanno che è proprietario di qualcosa come 1 milione di dollari (ma c’è chi dice siano in realtà 2.25 milioni) in azioni di Cupertino. Cosa succederà se davvero diventerà presidente? Per tutte le ultime notizie sulle elezioni presidenziali americane, vi rimandiamo al nostro speciale con tutte le ultime notizie e approfondimenti sempre aggiornati.
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