Donald Trump, l’ex presidente degli Stati Uniti e candidato per le presidenziali del 2024 per la Casa Bianca dei repubblicani, ha invitato i suoi colleghi di partito a votare Kevin McCarthy come nuovo speaker della Camera. L’appello del tycoon è arrivato direttamente dal suo social, Truth.
Trump ha esortato il Grand old party a non trasformare la vittoria alla Camera alle elezioni di midterm di novembre in una “sconfitta imbarazzante“. “Ieri sera – ha scritto sulla piattaforma – si sono svolte alcune conversazioni davvero interessanti ed è arrivato il momento per tutti i nostri grandi membri repubblicani di votare per Kevin, chiudere l’accordo e vincere“.
Per la prima volta dal 1923, esattamente cento anni fa, la Camera degli Stati Uniti non è riuscita a eleggere al primo scrutinio il proprio speaker. Kevin McCarthy, già leader del Partito repubblicano quando a ricoprire la terza carica dello Stato era Nancy Pelosi, è stato tradito dai suoi stessi colleghi del Gop, sintomo che qualcosa si è rotto.
Se la prima votazione, però, è andata male (non l’ha spuntata per 19 voti), la seconda è andata anche peggio: un altro repubblicano, infatti, si è schierato dalla parte di Jim Jordan, un trumpiano doc che, poco prima, aveva fatto un appello ai suoi per arrivare a una soluzione quanto prima. Lo stesso che, oggi, ha fatto anche Donald Trump in persona.
L’ex presidente a stelle e strisce, che si candiderà alle presidenziali del 2024 contro Joe Biden – che già lo ha battuto nel 2020 -, ha chiesto ai suoi sui social, meglio sulla sua piattaforma, Truth, di rompere gli indugi e votare McCarthy a partire dalla quarta votazione. Per il tycoon, infatti, la vittoria ottenuta alla Camera nelle elezioni di midterm di novembre non deve essere trasformata in una sconfitta imbarazzante, perciò, ha scritto, “è arrivato il momento per tutti i nostri grandi membri della Camera repubblicana di votare per Kevin, chiudere l’accordo e vincere“.
D’altronde, se lo stesso Trump può chiudere un occhio sulle posizioni di McCarthy, altrettanto dovrebbero riuscire a fare i suoi fedelissimi, che hanno portato a questa situazione di stallo, con il rischio concreto che non solo non si torni alla Casa Bianca, ma non si riesca neanche a legiferare.
L’appello di Jordan andava proprio in quel senso: “Le cose che ci dividono sono molto meno importanti di quelle che ci separano dai democratici. Uniamoci per approvare le leggi di cui il Paese ha bisogno“, aveva detto per convincere i più estremisti che non avevano affatto digerito il volta faccia del leader del Gop alla Camera che, dopo l’assalto a Capitol Hill dei fan trumpiani, aveva criticato il tycoon salvo poi tornare ancora una volta sui suoi passi.
Il problema, di base, è un altro: l’onda rossa che ci si aspettava a novembre, e che si aspettava soprattutto l’ex presidente degli Stati Uniti, non c’è stata, anzi. A parte la vittoria quasi di misura alla Camera, infatti, al Senato i democratici hanno retto e hanno anche aumentato (in un primo momento) il gap di seggi, stessa situazione che potrebbe capitare anche nella corsa alla Casa Bianca, dicevamo, del 2024. Se a questo, poi, ci si aggiungono le frizioni interne al Gop, sperare di tornare a governare per Trump è quasi un’utopia, ed è anche per questo che un passo indietro è stato fatto.
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