Trump, l’ammiraglio Harward rifiuta la proposta di sostituire Flynn

Trump annuncia nuovo decreto per la sicurezza

Ennesima brutta tegola per Donald Trump. Dopo le dimissioni di Michael Flynn da segretario per la Sicurezza, il presidente deve incassare il no del vice ammiraglio in pensione Robert Harward, da lui scelto come sostituto dell’ex generale. I media americani hanno infatti anticipato la decisione dell’ex Navy Seal che ha rifiutato la proposta di Trump. “Questo incarico richiede l’impegno di 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana, un impegno che non posso prendere al momento”, ha dichiarato lo steso Harward alla Cnn. Il vero motivo, sempre secondo la Cnn, sarebbe però il caos in cui sarebbe caduta la Casa Bianca sotto l’amministrazione Trump. Un’altra fonte ha aggiunto al Washington Post che alla base della sua scelta ci sarebbero motivazioni personali e tecniche, lamentando il fatto di non poter scegliere il suo staff, oltre a temere ripercussioni finanziarie se dovesse lasciare la società aerospaziale Lockheed Martin, dove ora è un alto dirigente. L’amministrazione Trump è alle prese con altri enormi problemi: i media americani, dalla Cnn al Washington Post, passando per il New York Times stanno indagando sul caso Flynn e sui presunti rapporti con la Russia e già si inizia a parlare di un nuovo Watergate, con rischi pesantissimi anche per lo stesso Trump.

La vicenda si sta allargando a macchia d’olio e sembra mettere a serio rischio addirittura la permanenza di Trump alla Casa Bianca. Il tycoon sta vivendo settimane difficili e la difficoltà nel sostituire il segretario alla Sicurezza lo dimostra. Il no del vice ammiraglio secondo i media americani arriverebbe dalla consapevolezza delle lotte interne alla stessa amministrazione Trump, divisa in due correnti: quella più intransigente e populista che fa capo allo stratega Steven Bannon, e quella più nel solco della tradizione repubblicana guidato dal capo dello staff Reince Priebus.

Harward era il candidato perfetto a sostituire Flynn: ex Navy Seal in pensione, ha lavorato in passato con l’attuale segretario alla Difesa, James Mattis, come vicecomandante dello U.S. Central Command e ha servito sotto il presidente George W. Bus come membro del Consiglio di sicurezza nazionale e del Centro nazionale antiterrorismo.

La situazione si sta complicando sempre più e Trump sta cercando di correre ai ripari a suo modo, cioè testa bassa e dritto per la sua strada. Il presidente ha convocato una conferenza stampa alla Casa Bianca in cui si è dimostrato sia aggressivo che gioviale, nel tentativo di conciliare il ruolo istituzionale con quello anti establishment che lo ha portato fino a Washington. Davanti ai giornalisti ha anche annunciato l’intenzione di presentare un nuovo muslim ban la prossima settimana, scatenando nuove proteste.

La questione è molto seria. Il caso Flynn rischia di esplodere anche perché l’ex generale avrebbe mentito nell’interrogatorio con gli agenti dell’FBI, avvenuto il 24 gennaio: in quell’occasione, secondo il Washington Post, avrebbe negato di aver discusso di sanzioni con l’ambasciatore russo, ma la sua versione sarebbe stata smentita dalle intercettazioni raccolte dall’intelligence. Per lui ora la situazione potrebbe aggravarsi con l’apertura di un processo che rischia di travolgere anche la presidenza.

Da qui la decisione di indire una conferenza stampa a sorpresa in cui Trump se l’è presa con tutti, dall’intelligence, che sarebbe al soldo dei democratici, alla stampa accusata di produrre non più “fake news”, ma “very fake news“, notizie molto false. Al centro ci sono i presunti contatti che lo stesso tycoon avrebbe avuto con la Russia fin dalla campagna elettorale, cosa che, se confermata, rischia di portarlo all’impeachment.

Per questo Trump ha difeso Flynn perché “non ha fatto nulla di male” e ha rimarcato di “non avergli ordinato di parlare con l’ambasciatore russo, ma se non l’avesse fatto di sua iniziativa glielo avrei chiesto io, perché questo è il suo lavoro”. Il presidente ha negato di aver avuto contatti con Vladimir Putin. “Io non ho prestiti, affari o amicizie in Russia. Con Putin ho parlato due volte. Penso che se i rapporti con Mosca migliorassero, sarebbe meglio per tutti”, insiste e accusa i vertici dell’intelligence di far filtrare notizie ai media per attaccarlo. “Ma presto finiranno, perché stiamo piazzando i nostri uomini. Abbiamo Pompeo alla Cia, Coats direttore nazionale dell’intelligence, e Comey all’Fbi” annuncia, confermando così la permanenza del capo dell’FBI che indagò sulle mail di Hillary Clinton.

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