Da quando Donald Trump è stato eletto presidente, negli Stati Uniti si è registrata un’ondata di aggressioni razziste. Ad annunciarlo il Southern Poverty Law Center: secondo il sito i casi sono stati già oltre 400 in pochi giorni. Questo dimostra come la vittoria di un candidato che ha puntato la campagna elettorale sull’odio e la paura verso le minoranze abbia di fatto legittimato azioni xenofobe.
Il Southern Poverty Law Center scrive che dal 9 novembre, il giorno dopo le elezioni, alla mattina del 14 novembre si sono verificati 437 casi di minacce e molestie razziste. Facile immaginare che siano già aumentati. Le vittime principali, come mostra il grafico, sono neri e immigrati.
Molti episodi sono legati alla vittoria di Trump. “Questo è ora il Paese di Trump”, hanno urlato dei ragazzi bianchi a una famiglia di neri in California, dopo averli apostrofati “niggers” (“negri” in senso dispregiativo). Alla Texas State University sono stati diffusi dei volantini con la scritta: “Ora che il nostro uomo Trump è stato eletto, bisogna organizzare squadre punitive di vigilantes e andare ad arrestare e torturare quei leader universitari pervertiti che parlando continuamente di questa spazzatura della diversità”. Ancora in California, alla San Josè State University, una ragazza musulmana ha raccontato di essere stata afferrata e strattonata per lo hijab.
“Trump”, accanto a “whites only” è stato scritto in un bagno di una scuola in Minnesota. Alcuni studenti in Pennsylvania hanno sfilato in corteo con il cartello “White Power”. In Connecticut un ragazzino di 12 anni ha minacciato una compagna: “Ora che Trump è presidente, sparerò a te e a tutti i neri che trovo”. “Le vite dei neri non contano e neppure i vostri voti”, è invece la scritta su un muro in North Carolina. E a New York una svastica è stata dipinta accanto alla scritta “Make America Great Again”, lo slogan di Trump.
Questi sono solo i casi più significativi. Isolati ma lo stesso inquietanti. A nulla è servito finora l’appello lanciato dallo stesso Trump ai suoi sostenitori più estremisti: “Vi dico. Fermatevi”. Un messaggio ormai tardivo e di circostanza, soprattutto considerando che il giorno dopo ha nominato “chief strategy” l’estremista di destra Steve Bannon.
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