L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è dichiarato non colpevole dei reati a lui contestati nella causa in Georgia per presunta interferenza elettorale.
Come emerge da una nuova dichiarazione del tribunale, Trump ha presentato la sua dichiarazione di non colpevolezza tramite documenti giudiziari, senza comparire di persona come inizialmente previsto per mercoledì. La legge della Georgia consente infatti agli imputati penali di rinunciare a presentarsi in aula e di fornire una dichiarazione formale per iscritto.
Trump si dichiara non colpevole dei presunti reati in Georgia
L’ex inquilino della Casa Bianca è accusato di aver fatto pressioni sulle autorità, aiutato da collaboratori, per ribaltare l’esito del voto presidenziale del 2020. Si tratta di un caso di vasta portata che vede Trump coinvolto in presunte interferenze per modificare l’esito delle elezioni, vicenda che ha suscitato grande scalpore negli Stati Uniti.
L’ex presidente degli Usa Trump ha presentato una dichiarazione formale al tribunale della contea di Fulton, in Georgia, nella quale si dichiara non colpevole delle accuse di interferenza elettorale mosse contro di lui.
Trump avrebbe dovuto comparire di persona in tribunale mercoledì scorso, ma ha deciso di avvalersi della facoltà concessa dalla legge della Georgia di presentare la dichiarazione sopra citata senza presenziare.
Il caso riguarda i presunti tentativi di Trump di ribaltare l’esito del voto presidenziale che ha visto trionfare Biden nel 2020. Si tratta della quarta volta che l’ex presidente si dichiara non colpevole dall’addio alla Casa Bianca. Anche alcuni dei coimputati, come Sidney Powell e Trevian Kutti, hanno optato per la stessa strategia.
La procuratrice distrettuale democratica Fani Willis ha chiesto che il processo per Trump e gli altri 18 imputati inizi con molto anticipo rispetto alla tempistica chiesta dalla difesa. Si attende ora la decisione del giudice che supervisiona il caso. La vicenda continua a destare grande attenzione negli Stati Uniti.
In risposta alla richiesta della procuratrice Fani Willis di fissare il processo per il 23 ottobre 2023 per tutti gli imputati, gli avvocati di Trump si sono opposti alla data proposta. Secondo la difesa, è probabile che emergano controversie preliminari che complicheranno e ritarderanno il procedimento.
Il rinvio richiesto dal team legale del tycoon e la risposta negativa
Anche alcuni coimputati, come l’ex capo dello staff Mark Meadows, hanno tentato di spostare il caso dal tribunale statale della Georgia a quello federale, mossa che avrebbe l’ulteriore effetto di procrastinare l’inizio del dibattimento.
Trump dovrà affrontare più di una dozzina di capi d’accusa, alcuni dei quali riguardano il presunto tentativo di indurre falsi elettori a dichiarare falsamente la sua vittoria in Georgia nel 2020. La scorsa settimana si è arreso alle autorità e ha ottenuto la libertà su cauzione da 200.000 dollari, a patto di non usare i social media per attaccare coimputati e testimoni.
Oltre al caso in Georgia, l’ex presidente è incriminato in altri tre procedimenti giudiziari negli Stati Uniti, che riguardano vari presunti illeciti commessi durante e dopo il suo mandato alla Casa Bianca.
Quando l’ex presidente Donald Trump ha chiesto di rinviare il processo sul caso di presunta interferenza elettorale federale ad aprile 2026, ha citato una storica sentenza della Corte Suprema sui tristemente noti “Scottsboro Boys”. Trump sosteneva che il consigliere speciale Jack Smith non gli stesse dando abbastanza tempo per preparare una difesa adeguata.
Ma lunedì, fissando la data d’inizio del processo a marzo 2024, la giudice Chutkan ha espresso chiaramente il suo disappunto per tale paragone. Ha difatti rimproverato i legali di Trump per aver citato quel caso “profondamente diverso” nel tentativo di rinviare il processo.
Chutkan ha sottolineato le differenze tra il caso di Trump e quello che riguardava nove giovani neri falsamente accusati di stupro negli anni ’30, che portò a condanne affrettate poi annullate. La giudice ha dichiarato che fissare l’inizio del processo tre anni e un mese dopo i fatti del 6 gennaio 2021 non significa procedere con “la fretta della folla“, come sostenuto dalla difesa.
La decisione dei legali di Trump di citare il caso degli Scottsboro Boys per rinviare il processo ha suscitato aspre critiche, anche al di fuori dell’aula di tribunale. L’ex giudice LaDoris Hazzard Cordell ha definito il paragone “ridicolo”, sottolineando come la giudice Chutkan si sia sentita probabilmente offesa da un riferimento così inopportuno.
L’avvocato di Trump John Lauro ha però respinto tali critiche, affermando che il caso degli Scottsboro Boys viene regolarmente menzionato in memorie legali e decisioni della Corte Suprema sui diritti degli imputati. Secondo Lauro, i legali di Trump erano eticamente obbligati a citarlo, senza per questo tracciare parallelismi impropri con la vicenda dell’ex presidente.
Durante l’udienza di lunedì, la giudice Chutkan ha comunque chiarito che non c’è alcuna somiglianza tra i due casi. Mentre gli Scottsboro Boys hanno subito processi frettolosi e ingiusti, Trump avrà tempo a sufficienza per preparare la sua difesa prima dell’inizio del dibattimento a marzo 2024.
La giudice Chutkan ha sottolineato come, a differenza degli Scottsboro Boys, Trump disponga di un team di avvocati esperti e delle risorse per preparare adeguatamente la sua difesa. L’ex presidente non si trova in una situazione di detenzione che gli impedisca di esaminare le prove o di ottenere un’adeguata assistenza legale.
Trump dovrà rispondere di quattro capi d’imputazione, tra cui cospirazione e ostruzione, per l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Si è dichiarato non colpevole in ogni causa . Il suo avvocato Lauro ha però ribadito in aula che la data fissata per l’inizio del processo a marzo 2024 non consentirà una difesa efficace, data l’enormità del caso.
La giudice ha però respinto tali argomentazioni, ricordando come Trump abbia tutte le risorse necessarie per prepararsi. Lauro ha comunque preannunciato che il team legale percorrerà altre vie legali per tentare di ottenere uno slittamento della data d’inizio del dibattimento.