Un nuovo farmaco ridurrebbe il rischio di recidiva del tumore al seno. Si tratta dell’abemaciclib. Lo studio pubblicato su The Lancet.
Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet, mostra come un nuovo farmaco – l’aemaciclib – inibirebbe la recidiva del tumore al seno. Un’importante scoperta, sul piano del trattamento del carcinoma mammario, che permetterebbe a tante donne di tornare a condurre una vita normale dopo l’esperienza oncologica.
I risultati di un nuovo studio, concernenti un farmaco che sarebbe capace di ridurre la recidiva del tumore al seno, sono stati presentati San Antonio Breast Cancer Symposium, in Texas, il 6 dicembre 2022.
Il farmaco in questione si chiama abemaciclib (Verzenio): esso avrebbe precedentemente mostrato un miglioramento significativo di DRFS e IDFS per quel che concerne il carcinoma mammario in fase iniziale HR-positivo/HER2-negativo, linfonodo positivo e ad alto rischio.
I risultati provvisori indicano che l’abemaciclib adiuvante riduce il rischio di recidiva, con benefici che si estenderebbero oltre il periodo di trattamento di 2 anni, supportando ulteriormente l’uso di abemaciclib in pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale HR-positivo/HER2-negativo ad alto rischio, in combinazione con la terapia endocrina base.
Ciò emerge dallo studio presentato dal dottor Stephen Johnson, capo di oncologia medica, capo dell’unità del seno, professore di medicina del cancro al seno e consulente medico oncologo presso il Royal Marsden NHS Foundation Trust e l’Istituto di ricerca sul cancro a Londra, nel Regno Unito.
Secondo i risultati emersi dallo studio, questo farmaco, dunque, ridurrebbe del 33,6% la recidiva del tumore al seno, incrementando, di conseguenza, anche il tasso di sopravvivenza libera delle donne colpite dalla malattia che raggiungerebbe l’85,8% se sottoposte alla cura con abemaciclib. Si riduce, inoltre, del 34,1%, il rischio di poter andar incontro a una malattia metastatica.
Nelle pazienti a cui è stato somministrato, in fase 3, l’abemaciclib si è riscontrata una riduzione dei decessi rispetto a quando le pazienti erano trattate esclusivamente con terapia ormonale.
Come spiega Valentina Guarnieri, ordinaria di Oncologia Medica e direttrice dell’Oncologia 2 all’Istituto Oncologico Veneto IRCCS, tali risultati sono di estrema importanza, sul piano clinico, per diverse motivazioni.
In primis per quel che concerne i benefici conferiti dal farmaco, in secundis, per quanto riguarda la possibilità di evitare che il paziente o la paziente (anche gli uomini possono essere colpiti dal tumore al seno) possano avere una recidiva, come ha sottolineato la professoressa Lucia Del Mastro che insegna Oncologia all’Università di Genova.
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