[didascalia fornitore=”altro”]By Lightspring – shutterstock[/didascalia]
Aumentano i casi di tumori maligni contratti da chi vive in zone più inquinate. A rivelarlo lo studio Sentieri, a cura dell’Istituto superiore di sanità (Iss). Il periodo di studio riguarda gli anni tra il 2006 e il 2013 ed è stato condotto nei siti contaminati dove è attivo il registro tumori (28 su 45). Nello specifico, “l’eccesso di incidenza”, rispetto a coetanei che vivono in zone considerate ‘non a rischio’, è del 62% per i sarcomi dei tessuti molli, 66% per le leucemie mieloidi acute, 50% per i linfomi Non-Hodgkin e 36% per i tumori al testicolo.
Durante un workshop che si è tenuto al Ministero della Salute dal titolo “Un sistema permanente di sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati” ad illustrare questi dati è stato Ivano Iavarone primo ricercatore Iss e direttore del centro collaborativo Oms Ambiente e salute nei siti contaminati.
L’eccesso di incidenza di patologie oncologiche rispetto alle attese riguarda anche i giovani tra 20 e 29 anni residenti nei cosiddetti siti di interesse nazionale, tra i quali si riscontra un eccesso del 50% di linfomi Non-Hodgkin e del 36% di tumori del testicoli ha spiegato Iavarone che ha poi proseguito: “Se si va a buttare un occhio sulle ospedalizzazioni dei più piccoli in generale, l’eccesso di incidenza è del 6-8% di bimbi e ragazzi ricoverati per qualsiasi tipo di malattia rispetto ai loro coetanei residenti in zone non contaminate“. Una situazione che purtroppo non risparmia i piccolissimi, come vuole sottolineare Iavarone: “Per quanto riguarda il primo anno di vita vi è un eccesso di ricoverati del 3% per patologie di origine perinatale rispetto al resto dei coetanei. E un eccesso compreso tra l’8 e il 16% per le malattie respiratorie acute ed asma tra i bambini e i giovani. Nonostante la maggiore vulnerabilità dei bambini agli inquinanti ambientali e l’aumento dell’incidenza dei tumori pediatrici nei paesi industrializzati, l’eziologia della maggior parte delle neoplasie nei bambini è per lo più ancora sconosciuta. E’ necessario proseguire la sorveglianza epidemiologica nelle aree contaminate, basata su metodi e fonti informative accreditati, per monitorare cambiamenti nel profilo sanitario in relazione a sorgenti di esposizione/classi di inquinanti specifici e per verificare l’efficacia di azioni di risanamento“.