Il religioso musulmano moderato Fethullah Gulen, ex sostenitore e amico ed ora avversario numero uno del presidente turco Recep Tayyp Erdogan, nega di aver avuto un ruolo nel golpe fallito in Turchia, e anzi condanna “nei termini più forti” il tentativo di colpo di Stato. Ma chi è davvero Fethullah Gulen? E perché fa così paura al regime del sultano e al governo di Ankara?
Autoesiliatosi in Pennsylvania l’imam Fethullah Gulen è un ex predicatore di un Islam decisamente moderato e aperto al mondo. Egli afferma infatti di credere nella scienza, nel dialogo interreligioso e in una democrazia multipartitica, e avrebbe aperto anche canali di dialogo con il Vaticano e con organizzazioni ebraiche.
Gulen, che vive in esilio negli Stati uniti, respinge quindi le accuse di Erdogan e del governo di Ankara a proposito del colpo di stato. “Essendo qualcuno che ha sofferto in prima persona diversi colpi di Stato militari, durante le passate cinque decadi, è particolarmente infamante essere accusato di avere legami con un tentativo di questo genere“, ha detto Gulen.
CAPO SPIRITUALE E POLITOLOGO
Il magnate e politologo nato il 27 aprile 1941 a Erzurum è il capo spirituale del movimento Hizmet che conta una gigantesca rete di scuole, ong e imprese. La cerchia di simpatizzanti dentro e fuori la Turchia è stimata tra 4 e 5 milioni di persone. Inoltre è un personaggio economicamente e mediaticamente piuttosto rilevante, il suo impero è valutato 25 miliardi di dollari e sua è l’agenzia di stampa Cihan – oggi in serie difficoltà finanziarie dopo il commissariamento dello scorso marzo da parte del Governo, seguito tra l’altro agli scoop anti-governativi sul rifornimento di armi all’Isis da parte della Turchia – nonché Zaman, uno dei quotidiani più stampati che diffonde un’informazione capillare nel Paese.
DA SOSTENITORE A NEMICO
Gulen è stato amico e sostenitore di Erdogan durante la sua scalata al potere. Gli ha messo a disposizione i suoi giornali col suo apparato mediatico e i suoi denari in nome della rivincita dell’Islam politico sul laicismo del padre fondatore Ataturk, di cui le forze armate sono tradizionali custodi. E proprio per sfuggire ai militari, Gulen nel ’99 scappò negli Stati Uniti. Il sodalizio però finì quando scoppiò lo scandalo corruzione nel 2013, quello che qui in Italia venne chiamato la tangentopoli sul Bosforo. Gulen si allontanò quindi dalla visione politica di Erdogan. Da allora venne largamente perseguitato dal regime di Ankara, Erdogan lo accusa di voler creare uno “stato parallelo”‘ infiltrando i suoi seguaci nelle file di polizia, magistratura e burocrazia, e per questo lo vuole eliminare definitivamente.
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